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Economia, Società

Quanto è importante il 5 per mille per ognuno di noi

08.07.2023

La quota dell’imposta IRPEF che destiniamo a “sostegno del volontariato e delle organizzazioni di utilità sociale” può diventare fondamentale per medicina, ricerca e progetti umanitari: ecco in che modo.

Tra le questioni da affrontare al momento della presentazione della dichiarazione dei redditi, una di quelle che colpevolmente non attira la concentrazione di diversi cittadini riguarda la destinazione del 5 per mille (o 5×1000). Quest’ultimo, lo ricordiamo, rappresenta una quota dell’imposta IRPEF che lo Stato assegna a qualsiasi ente si occupi di svolgere attività socialmente rilevanti. Proviamo ora a individuare chi ne usufruisce di più, ma anche quanto conta per le piccole realtà.
Iniziamo con una doverosa premessa: se l’8 per mille è devolvibile solo a un numero ristretto di enti tra cui il contribuente può scegliere, la destinazione del 5 per mille è assolutamente e completamente personale. Le due misure (insieme a una terza, il 2 per mille) non sono alternative, bensì complementari. Il loro versamento non viene detratto dal proprio patrimonio, ma direttamente dalle tasse. In altre parole: tale cifra, se non indicata dal cittadino nel modulo della dichiarazione dei redditi, andrebbe in ogni caso allo Stato.
Il modulo spiega chiaramente l’oggetto del 5 per mille: «Sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni e fondazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’articolo 10, C, lettera A del decreto legislativo 460 del 1997».

Qui si accede all’elenco delle organizzazioni iscritte al registro.
Si tratta di organizzazioni di volontariato, i cui collaboratori non percepiscono quindi alcun compenso (è il caso dell’AVIS), o di associazioni di promozione sociale (APS). Queste ultime presentano invece dei soci (che possono essere remunerati), ma i loro scopi e finalità sono ugualmente benefici e di grande rilievo sociale. Qui figura anche la Croce Rossa Italiana, dopo la privatizzazione decisa tramite decreto legislativo nel 2012. Tra chi può accedere al 5 per mille ci sono poi fondazioni di diritto civile (si pensi alla Fondazione Feltrinelli), ospedali, istituti di ricerca scientifica e universitaria (tra cui c’è l’AIRC) e le famose ONG. Sigla che sta per “organizzazioni non governative”, il loro elenco comprende tra le altre Medici Senza Frontiere o Emergency.

Infine, le ONLUS “organizzazioni non lucrative di utilità sociale” come l’AIL, che combatte leucemie e linfomi. Se non si effettua alcuna scelta, tale quota rimane nelle casse dello Stato.
Il sito dell’Agenzia delle Entrate sul proprio archivio presenta un elenco permanente degli iscritti, aggiornato ogni anno fino al 2023. L’elenco completo dei beneficiari, invece, permette ad oggi di verificare fino al 2018 il contributo destinato a ogni singolo ente. Scopriamo quindi che quell’anno la maggior parte dei fondi andarono all’AIRC: oltre 65 milioni di euro. Molto staccate la seconda e la terza della graduatoria: si tratta di Emergency e FPRC (Fondazione Piemontese per la ricerca sul cancro), che comunque superano gli 11 milioni. Seguono Medici Senza Frontiere (più di 9), l’Istituto Europeo di Oncologia (oltre 7), AIL e Save the Children (circa 6) e la Lega del Filo d’Oro Onlus (poco più di 5,5). Cifre importantissime, soprattutto per la realizzazione di programmi e progetti di ONG e ONLUS. Per queste ultime, infatti, come spiega Medici Senza Frontiere, «il 5 per mille è uno dei principali canali di raccolta fondi».

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