10 Settembre 2025
/ 10.09.2025

Anche i Paesi sovranisti e amici del carbone corrono sul solare

Boom del fotovoltaico nei Paesi dell’Est Europa. In soli cinque anni, la generazione solare cumulativa di Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia è quasi sestuplicata

La transizione energetica è un’onda troppo forte. Mentre i loro governi sovranisti o peggio (con l’eccezione della Polonia, dal 2024) continuano a manifestare scetticismo verso il Green Deal europeo, i Paesi dell’Europa centro-orientale stanno emergendo come i nuovi campioni del solare nel vecchio Continente, superando di gran lunga la media di crescita dell’Unione Europea. Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia, tradizionalmente considerate il blocco più resistente alle politiche ambientali di Bruxelles, hanno infatti raddoppiato il tasso di crescita dell’energia solare rispetto al resto dell’Ue dal 2019 ad oggi, secondo un nuovo rapporto del think tank ambientalista Ember.

I numeri raccontano una storia sorprendente: in soli cinque anni, la generazione solare cumulativa in questi quattro Paesi è quasi sestuplicata, passando da 5 a 29 Terawattora, mentre l’Ue nel suo complesso ha registrato un aumento di due volte e mezzo, da 125 a 308 TWh. Un balzo in avanti che assume ancora più rilevanza considerando che si tratta di nazioni con un potenziale solare modesto e sfide economiche significative.

Il caso più eclatante è quello dell’Ungheria di Viktor Orbán, che si è trasformata in un leader mondiale del settore: il solare contribuisce oggi a quasi un quarto della sua produzione elettrica, con picchi record del 42% raggiunti nel giugno 2025. Un risultato impensabile nel 2019, quando questa fonte rappresentava appena il 4% del mix energetico nazionale.

Ancora più spettacolare la metamorfosi della Polonia, dove la produzione solare è aumentata di oltre venti volte, da 0,7 a 15 TWh. Il paese, tradizionalmente simbolo della dipendenza dal carbone in Europa, conta oggi oltre un milione e mezzo di “prosumer”(produttori-consumatori) di energia solare. Lo scorso giugno, per la prima volta nella storia del Paese, le rinnovabili hanno superato il carbone nella generazione elettrica nazionale.

La Repubblica Ceca, dopo un decennio di stagnazione, ha vissuto una vera rinascita solare nel 2023, installando oltre un gigawatt di nuova capacità fotovoltaica – un traguardo che non raggiungeva dal 2010. Persino la Slovacchia, frenata per anni da ostacoli normativi come una moratoria di otto anni sulle connessioni alla rete, ha finalmente accelerato, aggiungendo 274 megawatt nel 2024.

Il tramonto del carbone, combustibile storicamente legato all’identità industriale di questi Paesi, procede parallelamente all’ascesa del solare. L’Ungheria ha dimezzato la sua quota di generazione da carbone dal 12% al 6% in cinque anni. La Repubblica Ceca ha anticipato l’uscita dal carbone al 2033, mentre la Slovacchia ha già chiuso la sua ultima centrale elettrica dedicata esclusivamente a questo combustibile.

Ma la rivoluzione verde dell’Europa centrale non si limita alla generazione elettrica. La regione si sta affermando come potenza anche nella produzione di batterie: l’Ungheria ospita quasi il 40% della capacità di assemblaggio di celle dell’UE, mentre la Polonia guida lo sviluppo di sistemi di accumulo su larga scala con progetti in pipeline per 7,3 gigawatt, uno dei più ambiziosi programmi europei.

“Questa rapida ascesa dimostra come il Green Deal europeo possa guadagnare slancio anche nei contesti più sfidanti”, commenta Tatiana Mindeková, consulente politica di Ember. “Paesi un tempo fortemente dipendenti dal carbone stanno ridisegnando il panorama energetico europeo, dimostrando che anche le regioni con PIL inferiore alla media e ostacoli politici possono guidare la transizione pulita”.

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