11 Settembre 2025
/ 10.09.2025

Anche i lampioni ascoltano

Una startup bolognese sta sperimentando dei lampioni in grado di “ascoltare” la strada: così si può ridurre l’inquinamento luminoso e acustico

Immagina di camminare per strada la sera, e le luci si accendono al tuo passaggio. No, non per i classici sensori di movimenti, ma perché i lampioni sono in grado di ascoltarti. Sentono il rumore delle auto che si avvicinano, percepiscono il silenzio della strada deserta e, di conseguenza, modulano la loro luminosità. E no, non è un’idea che esce da un racconto di fantascienza, ma una realtà che sta già prendendo vita in Italia e promette di tagliare i consumi energetici fino al 65%.

Questa innovazione viene proposta da Trailslight, una startup bolognese che ha ulteriormente migliorato la capacità di trasformare un comune lampione in un piccolo “orecchio intelligente”. L’ingrediente segreto è un dispositivo grande quanto una capsula di caffè che si aggancia direttamente al lampione grazie a uno standard diffuso nel settore. Dentro quell’apparecchio ci sono microfoni, algoritmi di intelligenza artificiale e tanta ingegneria. Insomma, abbastanza elementi per ascoltare il paesaggio sonoro della strada e regolare la luce in tempo reale.

Dal suono alla luce

Il sistema, chiamato Trails – Traffic Recognition by AI on Lamps in via Sound, sfrutta il rumore prodotto dai veicoli in transito per stabilire quanta luce serve davvero. Se il traffico è intenso e il meteo sfavorevole, la luminosità aumenta; se invece la strada è vuota, la luce si abbassa. Il tutto avviene nel rispetto della norma italiana UNI11248, che regola l’illuminazione stradale in funzione di traffico e condizioni atmosferiche.

Nello specifico, il sistema funziona come una rete di piccole “antenne sonore” distribuite per la città, collegate tra loro e integrate con le piattaforme smart city già esistenti. E i ricercatori stanno già ampliando il repertorio di suoni riconoscibili: dalle frenate brusche agli urti contro il guard rail. Insomma, tutti eventi che possono segnalare incidenti in tempo reale.

Oggi Trailslight sta testando la sua tecnologia in città grandi e piccole, ma anche in aree extraurbane. I primi risultati raccontano di una riduzione dei consumi energetici tra il 40% e il 60%. Ma il potenziale non si ferma qui. Perché ascoltare significa anche capire quando sta arrivando un temporale, una grandinata o un forte vento, tutte informazioni che possono aiutare a gestire le emergenze. Significa riconoscere sirene di ambulanze o allarmi per attivare azioni automatiche, e significa mappare il rumore urbano per ridurre l’inquinamento acustico, un problema che in Europa causa decine di migliaia di morti ogni anno.

“Il nostro approccio è innovativo – ha raccontato a Repubblica Massimo Rebering, CEO della startup – Niente immagini, niente dati sensibili: solo suoni, analizzati in modo conforme al GDPR sin dalla progettazione”. E continua: “Siamo solo all’inizio. Lo spazio sonoro urbano è una miniera di informazioni ancora tutta da esplorare. Il bello è che lo facciamo con una soluzione a basso costo, scaricabile e pronta per essere adottata ovunque”.
Certo, Trailslight non è l’iniziatore dell’idea di base, perché di recente a Los Angeles sono stati testati dei lampioni con sensori acustici per monitorare l’inquinamento sonoro  e regolare la luminosità. E non solo, perché qualche esempio virtuoso c’è anche in Italia e in Europa. Però la startup bolognese ha dato una spinta in più, rendendo questa tecnologia più compatta, economica e facile da installare, con un approccio privacy by design che la rende pronta ad essere usata su larga scala. Sarà davvero il futuro?

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