13.07.2023
Dieci secondi, è il limite stabilito da un giudice per molestare una donna in un caso capitato a Roma il 12 aprile 2022. Incredibile ma vero.
Nel 1977 i Pooh cantavano «Dammi solo un minuto, un soffio di fiato, un attimo ancora». Una “richiesta” di passare ancora del tempo insieme. Importante sottolineare la parola richiesta, che presuppone la speranza di ricevere, di conseguenza, il consenso. Premessa necessaria per introdurre un caso capitato a Roma, il 12 aprile 2022. Una studentessa di un liceo della capitale sta salendo le scale per raggiungere l’aula dove insieme ai suoi compagni di classe segue le lezioni, finché un collaboratore scolastico non sente la necessità, per così dire, di allungare le mani, arrivando a contatto con i glutei della ragazza. Lecito chiedersi come possa una persona pensare di rapportarsi in un modo così discutibile e invadente. Nessun tipo di rapporto, qualora ci fosse stato, potrebbe giustificare un gesto talmente offensivo. Così come sarebbe stato difficile prevedere le determinazioni conseguenti alla valutazione dell’accaduto. Che la ragazza ha provveduto subito a denunciare, sperando di essere ascoltata e compresa. Non aveva preso in considerazione che, a quanto pare, è necessario cronometrare i secondi in cui il gesto viene messo in atto. Per l’appunto, secondo i giudici, «il fatto non costituisce reato». Si sarebbe trattato semplicemente di un atto goliardico, un gesto scherzoso, anche perché è durato meno di 10 secondi.
Ma cosa può aver provato questa ragazza negli istanti del palpeggio, giudicato “innocente”?
E cosa può aver provato ancora dopo essersi sentita dire che per una questione di secondi il fatto non sussiste? Sarebbe utile fare una riflessione sul tema del consenso, dato che sembrano esserci ancora dubbi a riguardo. Dare il consenso significa permettere, dare un’approvazione, essere d’accordo. Peraltro, il fatto è capitato all’interno del contesto scolastico, luogo in cui i ragazzi dovrebbero sentirsi al sicuro, luogo di cultura, di istruzione e di educazione.
La vera domanda da porsi è come legittimare dei palpeggiamenti purché brevi, tra i 5 e i 10 secondi, secondo i giudici. In poche ore sui social è partito il trend #10secondi, contro la sentenza del Tribunale di Roma, a dimostrazione di quanto lungo e interminabile possa essere questo arco di tempo quando ci si sente violate. A stigmatizzare la sentenza molto discutibile sono maschi e femmine, a testimonianza di una reazione consapevole che accomuna tutti. La goliardia dovrebbe essere altro, non uno escamotage per giustificare un gesto così plateale, irrispettoso e volgare, che vìola e offende la persona. Tanto più se cronometrato. In realtà, c’era stato un precedente che aveva comportato ben altro giudizio.
La sera del 27 novembre 2021, all’uscita dallo stadio Castellani di Empoli, una reporter impegnata in una diretta televisiva aveva subìto una palpata al fondoschiena. L’autore del gesto è stato condannato ad un anno e sei mesi per violenza sessuale. La telecamera non gli ha dato scampo.