La comunità scientifica internazionale lancia un allarme sulla ricerca climatica. Al congresso di Lione, esperti mondiali di satelliti meteorologici hanno denunciato l’impatto “deleterio” della politica del presidente americano Donald Trump, accusato di mettere a rischio la raccolta e la condivisione di dati essenziali per lo studio del cambiamento climatico.
“Rischiamo di perdere le prove che permetteranno alla prossima generazione di comprendere il cambiamento climatico”, ha avvertito il ricercatore coreano Sang Seo Park dell’Istituto di Scienze e Tecnologia di Ulsan. Da quando l’amministrazione Trump si è insediata, diversi siti web governativi statunitensi dedicati a dati meteo e climatici sono stati cancellati. Park ha citato, in particolare, la chiusura di una pagina per il monitoraggio dell’ozono, che ha comportato la perdita di tutti i “dati storici”.
La preoccupazione è condivisa da molti dei circa 500 rappresentanti di servizi meteorologici, agenzie spaziali e centri di ricerca riuniti a Lione su iniziativa di Eumetsat, l’organizzazione europea per lo sfruttamento dei satelliti meteorologici. Gli scienziati lamentano una “mancanza di comunicazione” e una “diminuzione dei dati” satellitari provenienti dagli Stati Uniti.
La ricerca sotto pressione
L’agenzia spaziale americana Nasa e la Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration) hanno annunciato tagli di bilancio che colpiscono anche i fondi per i satelliti che misurano le concentrazioni di gas serra. “La parola clima non è molto benvenuta a Washington, oggi”, ha dichiarato Paul Counet, responsabile della strategia e della comunicazione di Eumetsat.
Secondo Counet, mentre la previsione meteorologica a breve termine rimane una priorità per gli Stati Uniti, la ricerca sul cambiamento climatico sta già subendo le conseguenze della politica di Trump. I tagli stanno portando a una “perdita di competenze” e di personale nei team americani, rallentando i progressi scientifici.
Un ricercatore della Noaa, rimasto anonimo per timore di ripercussioni, ha confidato che l’amministrazione ha chiesto di “eliminare ogni riferimento al cambiamento climatico” dalle richieste di finanziamento. “Il nostro ufficio ci ha aiutato a riscrivere tutti i nostri progetti per garantire che avessero le migliori possibilità di essere finanziati”, ha detto, aggiungendo che la sua ricerca è di fatto ferma.
Cambio di prospettiva
Di fronte a questo scenario, le agenzie europee si stanno adattando. Christophe Maréchal, ingegnere del Centro nazionale di studi spaziali (Cnes) francese, ha ammesso che per collaborare con gli Stati Uniti è necessario “insistere sugli aspetti non climatici” dei progetti. Anche all’Eumetsat il linguaggio sta cambiando. Paul Counet ha spiegato che per ottenere finanziamenti europei è necessario mettere in risalto “le applicazioni di sicurezza e difesa”. “La guerra in Ucraina ci ha insegnato che per pilotare i droni è necessario conoscere i venti, l’atmosfera…”, ha osservato Counet. “Dieci anni fa vendevamo satelliti meteorologici per salvare il clima, oggi li vendiamo per salvare l’Ucraina”.