Giugno 2025 resterà una data simbolica nella storia della transizione energetica europea: per la prima volta il sole ha superato tutti, diventando la principale fonte di elettricità nei Paesi dell’Unione. Secondo i dati diffusi da Eurostat, il fotovoltaico ha coperto il 22% della produzione complessiva, lasciando alle spalle il nucleare (21,6%), l’eolico (15,8%), l’idroelettrico (14,1%) e il gas naturale (13,8%). Un sorpasso che racconta meglio di qualsiasi slogan quanto le rinnovabili stiano guadagnando terreno sul vecchio modello fossile e centralizzato.
Il mix europeo si tinge di verde
Nel secondo trimestre del 2025, oltre metà dell’elettricità generata dai Ventisette – il 54% – è arrivata da fonti rinnovabili, in aumento rispetto al 52,7% dello stesso periodo del 2024. L’incremento è dovuto in larga parte all’espansione del fotovoltaico, che tra aprile e giugno ha garantito da solo 122.317 gigawattora, pari al 19,9% del mix elettrico. Dentro questo paniere “verde”, il solare si conferma in testa (36,8%), seguito da eolico (29,5%), idroelettrico (26%), biomasse e combustibili rinnovabili (7,3%) e geotermia (0,4%).
Dietro la media europea si nascondono grandi differenze. A guidare la corsa alle rinnovabili è la Danimarca, dove il 94,7% dell’elettricità è generata da fonti pulite. Subito dietro Lettonia (93,4%), Austria (91,8%), Croazia (89,5%) e Portogallo (85,6%). In fondo alla classifica troviamo Slovacchia (19,9%), Malta (21,2%) e Repubblica Ceca (22,1%), Paesi che scontano ritardi strutturali e scarsa disponibilità di risorse solari ed eoliche.
L’Italia e il traguardo lontano
E l’Italia? Qui il dato segna un lieve calo rispetto all’anno precedente, segnalando difficoltà nel tenere il passo con la corsa europea. Il traguardo del 60% di elettricità rinnovabile nel mix appare ancora distante, malgrado la crescita del fotovoltaico negli ultimi anni. Una contraddizione pesante per un Paese che, per posizione geografica e irraggiamento solare, avrebbe tra i più alti margini di sviluppo del continente.
Il sorpasso del solare non è solo un dato statistico: è un messaggio politico e industriale. L’Unione europea dimostra che le rinnovabili non sono più una promessa ma una realtà, capace di competere e superare tecnologie consolidate come il nucleare. E ogni gigawattora prodotto dal sole significa meno CO₂ in atmosfera, meno dipendenza da importazioni e più sicurezza energetica.