6 Ottobre 2025
/ 2.10.2025

La forma del becco racconta la crisi climatica

Il becco della dendroica gialla svela gli effetti del cambiamento climatico: meno piogge, più difficoltà di sopravvivenza

C’è un segreto nascosto nel becco di un minuscolo uccellino migratore che solca i cieli del Nord America: la dendroica gialla (Setophaga petechia). A prima vista, il suo canto melodioso e il piumaggio vivace sembrano raccontare solo la bellezza della natura. Eppure, la forma e la struttura del suo becco stanno diventando una sorta di “termometro naturale” degli effetti del cambiamento climatico.

Un recente studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences e condotto dalla Colorado State University ha mostrato che la forma del becco della dendroica è strettamente legata alle precipitazioni delle aree in cui vive e si riproduce. Meno pioggia significa più difficoltà per questi uccellini, che rischiano di non riuscire a trattenere abbastanza acqua o a nutrirsi in modo adeguato.

Gli scienziati hanno unito analisi genetiche, misurazioni morfologiche e dati ambientali per arrivare a una conclusione netta: il becco racconta come la specie stia cercando di adattarsi a paesaggi che diventano sempre più caldi e aridi. Ma non sempre ci riesce. Dove le piogge calano drasticamente, molti individui mostrano segni di stress fisiologico e le popolazioni tendono a diminuire.

“Alcune specie stanno già lottando per sopravvivere al cambiamento climatico”, spiega Marina Rodriguez, che ha guidato la ricerca. L’aspetto affascinante è che non si parla solo di un dettaglio biologico: lo studio unisce genetica, ambiente e persino indicatori di stress, come i telomeri, piccoli frammenti del nostro DNA che rivelano quanto un organismo sia sotto pressione.

La dendroica gialla diventa così un simbolo. Un campanello d’allarme che ci ricorda come ogni creatura, grande o piccola, debba correre contro il tempo per adattarsi a un mondo che cambia più velocemente di quanto la natura sia abituata a fare. E ci dice anche un’altra cosa: capire questi segnali, anche in dettagli apparentemente insignificanti, è fondamentale se vogliamo davvero proteggere la biodiversità e, con essa, gli equilibri del pianeta.

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