Dopo mesi di trattative, accuse reciproche e migliaia di vittime, la guerra tra Israele e Hamas sembra finalmente arrivare a un punto di svolta. Nelle ultime ore, il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato sul suo social Truth che i negoziatori delle due parti hanno firmato l’accordo sulla prima fase del piano di pace elaborato la scorsa settimana dallo stesso Trump.
Nel suo messaggio, il presidente ha scritto che la firma dell’intesa «significa che tutti gli ostaggi detenuti da Hamas saranno liberati molto presto, mentre Israele ritirerà le sue truppe dietro una linea concordata». Poche ore dopo, sia il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sia un portavoce di Hamas hanno confermato l’accordo, ringraziando pubblicamente Trump e i mediatori – Qatar, Stati Uniti ed Egitto – per il ruolo decisivo nelle trattative.
I termini dell’accordo
Secondo quanto trapelato, l’intesa prevede in questa prima fase la liberazione degli ostaggi israeliani in cambio del rilascio di prigionieri palestinesi, oltre all’apertura dei valichi per l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza.
Non sono ancora chiari i dettagli tecnici sul ritiro dell’esercito israeliano, ma Hamas ha parlato di “fine della guerra, ritiro dell’occupazione e scambio di prigionieri”. Netanyahu, invece, ha preferito mantenere un tono più prudente, limitandosi a parlare di “liberazione degli ostaggi” e non di ritiro.
Secondo il piano di pace di Trump, Israele dovrà inizialmente spostare le proprie truppe fuori da una vasta area centrale della Striscia, mantenendo però una zona cuscinetto lungo il confine. Le fasi successive, ancora da definire, prevedono un progressivo ritiro e la ricostruzione civile dei territori più colpiti.
La fine dei bombardamenti e la speranza di una tregua duratura
Se l’accordo sarà rispettato, significherà la fine dei bombardamenti israeliani e degli scontri armati che, in due anni di guerra, hanno provocato oltre 67.000 morti palestinesi. Israele, nonostante la devastazione inflitta a Gaza, non è riuscito a raggiungere il suo obiettivo dichiarato: la distruzione totale della struttura politico-militare di Hamas.
Ora la priorità sarà far entrare grandi quantità di cibo, medicine e generi di prima necessità in una Striscia allo stremo. Il piano discusso in Egitto il 29 settembre da Trump e Netanyahu prevedeva anche la futura esclusione di Hamas dal governo della Striscia e la sua completa demilitarizzazione: resta da vedere se queste clausole saranno mantenute nella versione finale dell’accordo.
Giovedì, il governo e il gabinetto di sicurezza israeliano si riuniranno per la ratifica definitiva.
Festeggiamenti tra speranza e paura
L’annuncio di Trump è stato accolto con scene di festa sia in Israele sia nella Striscia di Gaza.
A Khan Yunis, nel sud della Striscia, centinaia di persone hanno applaudito la notizia: “Siamo felici che la guerra sia finita. Ringraziamo chiunque abbia contribuito, anche solo con una parola, a fermare lo spargimento di sangue”, ha dichiarato Wael Radwan all’agenzia Reuters.
Video diffusi sui social mostrano folla in festa davanti all’ospedale di al-Aqsa, a Deir al-Balah, con uomini e donne che ballano e cantano “Allahu Akbar”. “Grazie a Dio per il cessate il fuoco. Tutta Gaza è felice”, ha raccontato un altro residente, Abdul Majeed Rabbo, all’Associated Press.
Molti sfollati, intervistati dall’agenzia, hanno detto di non vedere l’ora di tornare alle proprie case distrutte. “Ricostruirò la mia casa. Noi ricostruiremo Gaza”, ha promesso Ayman Saber, di Khan Yunis. Ma tra la gioia si percepisce anche scetticismo: “Ci crediamo e non ci crediamo. Proviamo sentimenti contrastanti”, ha spiegato Eyad Amawi, coordinatore degli aiuti umanitari.
Un video girato dal fotografo palestinese Anas Ayyad mostra il giornalista Saleh al-Jafarawi camminare al buio per le strade del nord di Gaza, durante un blackout, mentre annuncia ai residenti che è stato raggiunto un cessate il fuoco.
In Israele, i festeggiamenti principali si sono svolti nella Piazza degli Ostaggi a Tel Aviv, dove i familiari dei prigionieri israeliani hanno accolto l’annuncio con applausi, fumogeni e bottiglie di vino stappate in segno di speranza.
Ma mentre a Gaza si ballava e a Tel Aviv si brindava, aerei israeliani hanno continuato a sorvolare e colpire il nord della Striscia. Mohammed al Mughayyir, funzionario della Protezione Civile di Gaza, ha parlato di “una serie di intensi attacchi aerei” subito dopo l’annuncio dell’accordo.