C’è chi lo definisce il più grande investimento pubblico mai messo in campo dall’Italia dal dopoguerra, ma il Piano nazionale di ripresa e resilienza, noto come Pnrr, continua a far discutere. Tra obiettivi ambiziosi, miliardi in gioco e cantieri che faticano a decollare, a quattro anni dal varo il bilancio è tutt’altro che semplice. Le risorse sono state distribuite ma in modo diseguale, i soggetti coinvolti sono tanti e le procedure, spesso accelerate, non sempre garantiscono trasparenza. Che cosa accade, dunque? A che punto siamo?
Risposte non facili, certo, ma a cui Openpolis, insieme a Scuola Normale Superiore, ha provato a dare risposta. Il documento, nello specifico, fotografa una mappa molto complessa. Sono 44 le tipologie di soggetti attuatori coinvolti, dai ministeri ai Comuni, dalle università alle società partecipate. In particolare, spicca il ruolo delle società per azioni, responsabili della gestione di circa 38 miliardi di euro. Allo stesso tempo, però, non detengono il primato per numero di progetti, ma sono in cima alla classifica per entità delle risorse assegnate. Un dato, questo, che si può leggere come un cambio di passo nella governance del Pnrr, affidata sempre di più a soggetti che operano con logiche di diritto privato.
Sul fronte dei beneficiari finali, i Comuni restano protagonisti, con quasi il 40% dei progetti, seguiti dalle società a responsabilità limitata. Insomma, due facce della stessa medaglia: da un lato la centralità degli enti locali, dall’altro l’ingresso delle imprese nella catena di attuazione.
La geografia del Pnrr
In termini assoluti, la Lombardia guida la classifica per un numero di progetti territorializzati e per fondi ricevuti, per un valore di circa 13,4 miliardi di euro. Se si guarda però la distribuzione pro capite, la Regione scivola in fondo alla classifica, con 1.333 euro per abitante, ben lontana dai valori di aree meno popolose come il Molise, che ottiene molto di più in proporzione ai residenti. Un divario, questo, che mostra come il Pnrr non si esprima soltanto in grandi numeri, ma anche in equilibri territoriali spesso sbilanciati.
Il quadro cambia se ci spostiamo nel Mezzogiorno. Qui, nonostante le difficoltà amministrative, diverse Regioni hanno beneficiato di risorse ingenti per abitante. In Calabria e Basilicata, ad esempio, i fondi destinati alla rigenerazione urbana e alle infrastrutture sociali superano la media nazionale pro capite. Ancora, in Sicilia progetti sulla mobilità sostenibile e sugli asili nido segnano un importante passo in avanti in territori storicamente carenti di servizi.
Ma come vengono assegnati i progetti? La macchina del Pnrr ha già prodotto oltre 162 mila gare con CIG noto, per un valore di circa 90 miliardi di euro. E più di 90 mila gare sono state aggiudicate, con un importo complessivo di 68 miliardi. La maggioranza, dunque, passa attraverso gare aperte, ma una quota consistente riguarda affidamenti diretti o procedure sottosoglia. Una procedura utile a rispettare i tempi serrati imposti da Bruxelles, ma che secondo l’Autorità anticorruzione può ridurre trasparenza e controlli.
Progetti sul campo
In concreto, i progetti ammessi dal Piano nazionale di ripresa e resilienza spaziano in sei macroaree di intervento, dalla digitalizzazione all’innovazione, fino alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica. In particolare, per quel che riguarda quest’ultima area, qualche passo in avanti è stato fatto. Ad esempio, in Lombardia numerosi interventi riguardano l’efficientamento energetico degli edifici pubblici, come scuole, uffici e impianti sportivi, con lavori mirati a ridurre consumi ed emissioni. Ancora, a Milano i fondi finanziano la sostituzione di impianti di riscaldamento obsoleti e l’installazione di pannelli fotovoltaici. Sempre nel solco della mobilità sostenibile, a Brescia il progetto della nuova tranvia T2 risulta strategico per ridurre il traffico e favorire il trasporto pubblico a base di emissioni.
Anche al Sud non mancano esempi virtuosi: in Puglia sono in corso progetti di efficientamento energetico negli ospedali e nelle scuole, mentre in Calabria e in Sicilia fondi importanti vengono utilizzati per il potenziamento delle reti di energia rinnovabile e la creazione di comunità energetiche locali. In particolare, a Catania la riqualificazione del quartiere Librino prevede anche interventi per spazi verdi e soluzioni ecologiche per la gestione delle acque. Insomma, tutti progetti che testimoniano come il Pnrr sia, in buona parte, un motore di trasformazione.