12 Ottobre 2025
/ 10.10.2025

Un allarme dal cielo: i satelliti segnalano i cambiamenti del suolo

L’occhio che non dorme mai: nasce una rete capace di monitorare tutte le superfici terrestri con una frequenza mai raggiunta prima. Sarà così possibile accorgersi in tempo quasi reale dei segnali di stress ambientale

La superficie terrestre sta per diventare trasparente agli occhi della scienza. Grazie a un nuovo sistema di osservazione satellitare, chiamato DIST-ALERT (Land Surface Disturbance Alert), i ricercatori potranno presto ricevere notifiche quasi in tempo reale ogni volta che qualcosa cambia sul pianeta: una foresta che arretra, un incendio che divampa, un terreno che si prosciuga o una nuova area urbana che si espande.

Lo strumento, sviluppato dall’Università del Maryland e descritto su Nature Communications, è il primo al mondo capace di monitorare tutte le superfici terrestri con una frequenza mai raggiunta prima. Non più singole aree o fenomeni specifici – come la deforestazione amazzonica o gli incendi in Australia – ma un sistema globale, continuo e comparabile.

Cinque satelliti per un pianeta


La forza di DIST-ALERT sta nella rete di satelliti su cui si appoggia: due del programma statunitense Landsat 8 e 9 e tre europei del sistema Sentinel-2 A, B e C. Insieme riescono a ridurre l’intervallo di tempo che passa tra un’immagine e la successiva della stessa zona a 1-4 giorni.
Questo significa poter intercettare i cambiamenti quasi in tempo reale, anche in zone dove le nuvole complicano la visione. “Le osservazioni satellitari sono spesso ostacolate dalla copertura nuvolosa. Avere più immagini significa più possibilità di ottenere dati senza nuvole, fondamentali soprattutto nelle aree tropicali”, spiega Amy Pickens, ricercatrice dell’Università del Maryland e prima autrice dello studio.

Le tracce del clima e dell’uomo


Analizzando i dati del 2023 e confrontandoli con quelli del triennio 2020-2022, i ricercatori hanno scoperto che la maggior parte delle variazioni del suolo è ancora legata a fattori naturali: siccità, piogge torrenziali, alluvioni o ondate di calore che fanno perdere o rigenerare la vegetazione.


Ma subito dopo vengono le attività umane, dalla rotazione delle colture alla conversione dei terreni. Nel complesso, 28,6 milioni di ettari – un’area più grande dell’Ecuador – sono stati trasformati nel 2023 da interventi antropici: nuove zone agricole, deforestazione, infrastrutture e urbanizzazione. Circa la metà di queste trasformazioni ha coinvolto ecosistemi stabili, come foreste, praterie o zone umide, fondamentali per la regolazione del clima e la biodiversità.

Un nuovo strumento per la sostenibilità globale


Con DIST-ALERT, i ricercatori e le istituzioni potranno disporre di un sistema d’allerta precoce per riconoscere rapidamente i segnali di stress ambientale e intervenire prima che i danni diventino irreversibili. È un passo avanti verso la gestione sostenibile del territorio, ma anche un monito: la tecnologia può aiutare a vedere ciò che accade. Ma sarà la politica – e la volontà collettiva – a decidere se queste nuove immagini dal cielo serviranno solo a documentare un disastro o a evitarlo.

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