20 Ottobre 2025
/ 20.10.2025

Usa: il ministero della Guerra si arrende all’attacco climatico

Dal 1989 il Pentagono aveva combattuto una battaglia per rispondere ai rischi collegati alle condizioni climatiche estreme. Trump taglia i fondi e smantella le difese

“Il @DeptofDefense non si occupa di sciocchezze (crap in inglese, termine dispregiativo NDR) sul cambiamento climatico. Ci occupiamo di addestramento e combattimento”. Parola di Pete Hegseth, segretario alla Difesa statunitense – ora alla Guerra – in un messaggio su X nel quale lo scorso marzo dava ragione al suo portavoce John Ullyot che aveva detto: “Il fanatismo climatico e altre chimere woke della sinistra non fanno parte” della missione del Dipartimento della Difesa.

È la conferma che la musica è cambiata. Per decenni, il Pentagono ha considerato la crisi climatica una minaccia alla sicurezza nazionale, non per ragioni ambientali, ma perché comprometteva le operazioni e la prontezza operativa. Ora l’amministrazione Trump sta smantellando questo approccio. I vertici del Pentagono hanno tagliato i fondi per la ricerca sul clima e abbandonato i piani di adattamento.

Una rottura netta rispetto al passato

La richiesta di bilancio del Pentagono per il 2026 raccomanda un taglio di 1,6 miliardi di dollari alla spesa “superflua” per il clima. Tra i programmi interessati: un finanziamento di 6 milioni di dollari per decarbonizzare le emissioni delle navi della marina militare. Non è chiaro da dove proverrà la maggior parte dei tagli rimanenti, ma una cosa è certa: il clima non è più considerato rilevante in alcun modo. Questo segna una netta rottura rispetto alla precedente amministrazione, quando il Dipartimento della Difesa aveva richiesto 5 miliardi di dollari per iniziative climatiche nel suo bilancio fiscale 2024, compresi gli sforzi per rafforzare le basi contro le condizioni meteorologiche estreme e ridurre la dipendenza dal carburante sul campo di battaglia.

Nel 1989 Il Pentagono ha classificato per la prima volta il riscaldamento globale come “una forza destabilizzante, che alimenta i conflitti e mette a rischio le truppe statunitensi in tutto il mondo”, e l’ha fatto in una revisione strategica di grande portata. “Sebbene il cambiamento climatico da solo non causi conflitti”, affermava il Dipartimento della Difesa, “può agire come acceleratore di instabilità o conflitti, mettendo a dura prova le istituzioni civili e militari di tutto il mondo”.

Anche in tempi recenti, presidenza Biden, la linea era rimasta quella. Il Defense science board (Dsb) ha pubblicato nel luglio 2024un rapporto sul cambiamento climatico e alla sicurezza globale, che” fornisce una panoramica di alto livello “su “come il cambiamento climatico possa influenzare direttamente o indirettamente le regioni del mondo, presentando nuove sfide per migliorare la sicurezza globale e affrontare potenziali conflitti”.

E ancora: “Il cambiamento climatico”, si affermava nello studio, “è emerso come una delle sfide più urgenti del nostro tempo e ha gravi implicazioni per la sicurezza globale. Il cambiamento climatico agisce come un ‘moltiplicatore di minacce’, amplificando le vulnerabilità esistenti, aumentando l’instabilità regionale e, in generale, favorendo condizioni che portano al conflitto. Molti di questi stress influenzeranno il modo in cui il Dipartimento della Difesa dovrebbe rafforzare la deterrenza e prepararsi a potenziali conflitti futuri. L’impatto globale del cambiamento climatico e il fallimento degli attuali approcci diplomatici volti a mitigarne gli effetti significano che il tempo è essenziale affinché il Dipartimento della Difesa si prepari ad operare in un ambiente modificato dal cambiamento climatico”.

“Eliminazione della distrazione climatica”

Troppo per Trump.  Obbedendo alle indicazioni della Casa Bianca dove il negazionismo climatico è la nuova fede, il segretario Hegseth ha ora riposizionato il Pentagono. Da notare anche che il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (forze armate e agenzie del DOD) è il maggiore consumatore singolo di energia negli Stati Uniti e il più grande emettitore istituzionale di gas serra al mondo. Una verità scomoda, ma non per chi non crede al cambiamento climatico causato dall’uomo.

Il 17 marzo di quest’anno Hegseth in un memorandum ai vertici del Pentagono, era del resto chiarissimo. Al paragrafo “eliminazione della distrazione climatica” ha vietato alle agenzie del Pentagono di spendere soldi per la pianificazione climatica: “Nessuna componente del Dipartimento della Difesa pianificherà, programmerà o inserirà nel bilancio iniziative relative al cambiamento climatico nel Programma di difesa per gli anni futuri”.

Hegseth ha anche ordinato di “rimuovere tutti i riferimenti al cambiamento climatico e agli argomenti correlati dalle dichiarazioni di missione”. Avvertendo che il sottosegretario alla Difesa per gli Acquisti e il Sostegno, in coordinamento con il consigliere generale del Dipartimento della Difesa, supervisionerà la conformità delle componenti del Dipartimento della Difesa alle linee guida relative al clima contenute nel presente memorandum e riesaminerà i documenti esistenti o in fase di elaborazione, modificandoli se necessario in conformità con il presente memorandum. E nel suo discorso del 30 settembre alle centinaia di generali e ammiragli convocati a Quantico da Trump, Hegseth ha annunciato che non ci sarebbe stato “più alcun culto del cambiamento climatico” nelle Forze Armate Stati Uniti. Detto, fatto. Certe minacce il Pentagono preferisce ignorarle.

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