In Italia la raccolta differenziata è ormai senso comune. Lo dimostra il dato offerto da un’indagine demoscopica commissionata da Erion e realizzata da Ipsos Doxa Italia: l’87% degli italiani ritiene gravissimo commettere errori nella differenziata. Eppure quasi 7 cittadini su 10 sbagliano comunque nel separare i rifiuti. Un paradosso che mostra il cuore del problema: non è la mancanza di consapevolezza a farci inciampare, ma la difficoltà di tradurre la teoria in pratica.
Secondo l’indagine, la maggior parte degli errori nasce dall’errato convincimento di fare la cosa giusta. È il caso dei tessili, gettati nel contenitore sbagliato da oltre il 40% degli intervistati, o dei piccoli rifiuti elettronici come caricabatterie e spazzolini elettrici, spesso finiti nell’indifferenziato. Anche gli imballaggi “ibridi”, quelli composti da materiali diversi o poco riconoscibili, confondono il 12% dei cittadini. È un cortocircuito tra informazione e azione: sappiamo che differenziare è importante, ma non sappiamo come farlo, concretamente, davanti a un oggetto specifico.
Ecco perché le campagne di sensibilizzazione, pur fondamentali, non bastano più. Spot, volantini e infografiche ricordano l’importanza del gesto, ma a quanto pare non risolvono il problema, non danno una risposta nel momento critico in cui teniamo in mano un oggetto e ci chiediamo: “Questo dove lo butto?”. È lì che serve un supporto più operativo, immediato, personalizzato.
Una proposta arriva dal mondo digitale, da Junker, giovane start-up italiana che ha sviluppato un’app capace di riconoscere i rifiuti e indicare come smaltirli correttamente, in base alle regole del Comune in cui ci si trova. L’app – spiegano i creatori – nasce proprio per colmare quel vuoto di conoscenza “pratica” che separa la buona intenzione dal comportamento corretto. Basta fotografare o digitare il nome dell’oggetto e, in pochi secondi, Junker restituisce la risposta giusta: categoria di rifiuto, istruzioni su eventuali separazioni di parti e, se necessario, il punto di raccolta più vicino.
Il vantaggio è evidente: non più manuali generici o tabelle da interpretare, ma un assistente digitale capace di guidare ogni singolo gesto. È un modo per trasformare la differenziata da esercizio di memoria a routine quotidiana.
Naturalmente, la sfida è anche tecnologica e organizzativa. L’app da sola non basta. Serve un’interazione complessa tra i vari attori istituzionali e operativi in gioco. Per questo Junker si propone come un tutor digitale capace di mettere in comunicazione Comuni, gestori ambientali e cittadini. Per rendere efficace un dialogo trasparente a favore dell’efficientamento della raccolta e dell’intera filiera, reso possibile grazie all’evoluzione delle piattaforme digitali.
La posta in gioco non è solo la precisione della raccolta, ma anche la credibilità dell’intero modello di economia circolare. In un Paese che vanta tassi di riciclo tra i più alti d’Europa, gli errori domestici continuano a compromettere la qualità dei materiali raccolti, con costi aggiuntivi per i consorzi e minori ritorni economici.
Colmare il divario tra convinzione e comportamento, tra il “so che dovrei” e il “so come fare”, è la sfida culturale e pratica che ci aspetta. Se un’app riuscirà a trasformare il dubbio del cittadino in una risposta immediata, forse potremo dire di aver dato un contributo concreto allo sviluppo dell’economia circolare partendo da un piccolo gesto.