La giustizia italiana getta l’ancora nel Mediterraneo. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo d’indagine sui presunti crimini commessi da Israele contro la Global Sumud Flotilla, la missione umanitaria partita lo scorso agosto per portare aiuti alla popolazione di Gaza sotto le bombe. Un’iniziativa che ora approda nelle aule giudiziarie italiane.
L’inchiesta, affidata ai pubblici ministeri Lucia Lotti e Stefano Opilio, nasce dalle denunce di 37 attivisti italiani che raccontano di attacchi con droni, abbordaggi violenti in acque internazionali e giorni di detenzione forzata nel porto di Ashdod. Le ipotesi di reato sono pesantissime: tentato omicidio, sequestro di persona, atti di pirateria, tortura e trattamenti inumani. Per ora si procede contro ignoti, ma il fascicolo potrebbe presto toccare ufficiali e membri del governo israeliano, tra cui il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, immortalato sul molo mentre gli attivisti venivano costretti a restare in ginocchio, bendati e legati con fascette.
La Global Sumud Flotilla era una flotta civile, pacifica, con a bordo attivisti, osservatori internazionali e parlamentari di diversi Paesi. Il suo obiettivo: denunciare l’assedio a Gaza e consegnare un messaggio di solidarietà a una popolazione stremata da oltre diciotto anni di embargo. Ma la traversata si è trasformata in un incubo, culminato con l’intercettazione in acque internazionali, il sequestro delle navi e la deportazione degli equipaggi.
Tra le testimonianze più forti, quella dello skipper barese Tony La Piccirella, detenuto per oltre cinque giorni e poi espulso con un divieto d’ingresso di 99 anni. Il suo caso ha contribuito a rafforzare il fascicolo d’indagine, che ora riunisce anche le denunce di alcuni rappresentanti istituzionali italiani presenti sulla missione.
Dal mare alle aule giudiziarie
Sul piano politico e simbolico, l’indagine rappresenta molto più di un atto formale. È la prima volta che una Procura europea apre un’inchiesta così diretta nei confronti di operazioni militari israeliane. E arriva mentre da Gaza continuano a piovere bombe e a morire civili, in un conflitto che sembra non conoscere una tregua effettiva.
Per gli attivisti del Global Movement to Gaza Italia, l’apertura del fascicolo è “un primo traguardo nella lunga battaglia per la verità”. Ma l’appello va oltre le aule giudiziarie: “È giusto cercare giustizia per gli abusi di uno Stato che si crede impunibile — scrivono — ma ancora più urgente è tenere viva la mobilitazione, perché a Gaza ogni giorno muoiono persone e piovono bombe”.
La giustizia, spesso lenta, può impiegare anni a stabilire colpe e responsabilità. Ma intanto, in mezzo al fragore delle armi e al balbettare della diplomazia, una voce si leva anche da Roma: quella che chiede che nessuno, nemmeno uno Stato, possa restare impunito davanti al diritto internazionale.
La Global Sumud Flotilla è stata fermata, ma la sua rotta non si è interrotta. Naviga oggi nei tribunali e nelle piazze, spinta da un vento di solidarietà che — almeno per ora — conosce pochi confini.