Non sopporti le zanzare e sogni una vacanza in un luogo abbastanza gelido da tenerle alla larga? Rassegnati: il freddo a disposizione su questo pianeta non basta più a soddisfare i tuoi desideri. Per la prima volta il ronzio delle zanzare è arrivato a spezzare il silenzio glaciale dei fiordi islandesi.
Certo la presenza accertata per ora è limitata a pochi esemplari. Ma sono avanguardie, esploratori di un esercito destinato a vincere perché ha un alleato formidabile: l’homo sapiens sapiens. Talmente sapiens da riportare in cielo le enormi quantità di carbonio che, finché stavano sottoterra, mantenevano il clima stabile. Due secoli di rogo dei combustibili fossili – oltre a incrementare siccità, alluvioni e uragani – hanno dato il via libera a un esercito di zanzare che continua a espandersi sempre più rapidamente.
La crisi climatica è un’autostrada per le zanzare. Secondo un’analisi di Carbon Brief, entro il 2080 quasi un miliardo di persone potrebbero trovarsi esposte per la prima volta a malattie trasmesse da zanzare se il mondo seguirà lo scenario peggiore del riscaldamento, quello assicurato dal negazionismo che ha conquistato la Casa Bianca e che assedia l’Europa.
Del resto l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, aveva lanciato l’allarme molti anni fa, spiegando il meccanismo che sta portando all’allargamento delle zone in cui le malattie portate dalle zanzare crescono. Più caldo significa meno gelate che riducono le popolazioni di insetti, più piogge violente su terreni resi compatti da mesi di siccità significano più accumulo d’acqua stagnante che favorisce le larve. Le zanzare sono perfette per cogliere l’occasione: riproduzione accelerata, più punture, maggiore circolazione di virus.
Così territori che non erano nelle mappe del rischio ieri, lo stanno diventando oggi. E il problema non è una vacanza rovinata. L’Organizzazione mondiale della sanitàsnocciola dati sul dilagare di malattie come malaria, dengue, chikungunya, Zika, con il loro corollario di sofferenze, morti, costi sanitari in crescita. Si può aiutare l’Oms nelle sue campagne per la riduzione del rischio. Oppure si può decidere di non ascoltarlo. Magari tagliandogli i fondi per farlo star zitto, come ha fatto il presidente degli Stati Uniti.