1 Novembre 2025
/ 31.10.2025

L’arte come linguaggio per parlare di cibo e Pianeta

All’Università di Pavia un progetto che dà ai bambini il ruolo di ambasciatori della biodiversità alimentare. A Milano l’esperimento pilota che unisce arte, nutrizione e sostenibilità urbana

Non con le formule, ma con i pennelli. Non con i numeri, ma con i colori. Così l’Università di Pavia sceglie di affrontare una delle domande più urgenti del nostro tempo: riusciremo ad avere cibo di qualità per tutti, e senza perdere la diversità che fa la ricchezza delle nostre tavole e degli ecosistemi?

Il 18 novembre, nel cortile alberato della scuola primaria di via Bergognone a Milano, oltre ottanta bambini tra i nove e i dieci anni diventeranno protagonisti di “Nutrire la Biodiversità”, un progetto che unisce arte e scienza in un percorso educativo pensato per sviluppare nei più piccoli una consapevolezza nuova: la biodiversità comincia dal piatto.

Ideato da Cristina Ciusa, esperta di comunicazione etica e biodiversità presso il Laboratorio di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’Università di Pavia, il progetto fa parte delle attività del National Biodiversity Future Center (Nbfc), finanziato dal Pnrr con fondi NextGenerationEU.

Quando la scienza lascia spazio ai colori

Il concept nasce da un’idea semplice e rivoluzionaria: far parlare i bambini attraverso la pittura, lasciando che il linguaggio visivo diventi un modo per esplorare e raccontare la biodiversità. “Un percorso sensoriale fra gli alberi, come un bosco di biodiversità”, spiega Ciusa”, dove l’immaginazione si esprime con il gesto libero della fantasia, perché solo i bambini hanno la capacità naturale di creare mondi possibili”.

L’esperienza, intitolata i colori raccontano storie® per Nutrire la Biodiversità, si sviluppa su una tela lunga otto metri stesa tra gli alberi del cortile. I bambini lavorano con i colori primari per crearne di nuovi, proprio come in natura la diversità nasce dalle infinite combinazioni di pochi elementi di base.

“La fluidità del segno pittorico”, continua Ciusa, “racchiude interi racconti. Per noi ricercatori della nutrizione, questi gesti diventano un modo per guardare la complessità del cibo e della salute da una prospettiva più umana e creativa”.

L’educazione alimentare comincia in città

Dietro il progetto c’è una riflessione profonda sulla relazione tra cibo, salute e ambiente, soprattutto in un contesto urbano dove le scelte alimentari quotidiane incidono direttamente sul benessere del Pianeta. “La nutrizione può e deve sostenere nuovi stili di vita urbani, più consapevoli e rispettosi dell’interdipendenza tra salute umana e salute ambientale”, sottolinea Hellas Cena, direttrice del Laboratorio di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’Università di Pavia. “Formare nuove generazioni consapevoli del legame tra cibo e ambiente è il primo passo per costruire comunità urbane più resilienti”.

Il progetto parte da Milano come laboratorio sperimentale, ma è pensato per essere replicato in altre scuole italiane. Nel 2026 l’esperienza proseguirà con nuovi appuntamenti in gallerie d’arte e musei, per ampliare il dialogo fra ricerca, arte e società.Nell’edificio storico di via Bergognone – esempio di rigenerazione urbana – il cortile si trasformerà in un “bosco senza confini”, con panche di legno e case per insetti che si integrano nello spazio creativo.
I piccoli artisti dipingeranno in dialogo con Tracce, un’opera di Cristina Ciusa, dando vita a un racconto collettivo in cui la natura entra a scuola non come materia di studio, ma come esperienza vissuta.

La curatrice ringrazia Chiara Ferraboschi, dirigente della scuola, e Massimo Pellegrini di Pellegrini Brera Bottega d’Arte, “per aver accolto e accompagnato un’idea che vuole riportare il linguaggio dell’arte dentro l’educazione civica e ambientale”.

Dalla tavola alla tela: la biodiversità come cultura

“Nutrire la Biodiversità” si rivolge a classi multietniche, valorizzando la varietà delle tradizioni alimentari che convivono nelle città. “L’arte si fa maieutica”, osserva ancora Ciusa, “perché consente ai bambini di tirar fuori una visione propria del mondo, e di diventare ambasciatori del rispetto per la diversità”.

Hellas Cena chiude con una sintesi che riassume l’essenza del progetto: “L’educazione alla biodiversità inizia dal piatto e diventa cultura. Se impariamo fin da piccoli che la varietà nel cibo è una ricchezza per noi e per il Pianeta, avremo cittadini più consapevoli e comunità più sane”.

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