21 Novembre 2024
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Cronaca, Sicurezza, Società

A che punto siamo con la tutela femminile?

17.11.2024

Mancano almeno 240 centri per arrivare a una copertura di 1 ogni 50mila donne. Anche la distribuzione sul territorio è disomogenea per i fatti di violenza sempre più allarmanti in Italia. Secondo le statistiche, nel primo trimestre dell’anno in corso, sono saliti del 82,5% rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente. La denuncia.

È un’emergenza sociale che si aggrava di giorno in giorno quella che riguarda la violenza contro le donne. Da novembre 2023, le chiamate al 1522 sono cresciute in modo allarmante: nel primo trimestre sono state 17.800 (+82,5% rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente), a cui hanno fatto seguito, nel secondo trimestre, altre 15mila chiamate. Le violenze sessuali, anche tra e a danno di minorenni, sono in aumento, e dall’inizio del 2024 sono state 96 le donne uccise, 51 delle quali da partner o ex.

Di fronte a questi numeri emerge in modo ancora più forte l’importanza dei centri antiviolenza, strutture dedicate al supporto delle donne vittime di violenza di genere. Spazi, questi, che si configurano come inclusivi e sicuri, dove le donne possono trovare ascolto, consulenza e sostegno per affrontare le situazioni che stanno vivendo. Più nello specifico, l’obiettivo di questi spazi è quello di offrire strumenti per riconoscere e superare la violenza attraverso percorsi personalizzati che rispettano i tempi e le scelte delle vittime, e al contempo forniscono assistenza pratica come orientamento lavorativo e il supporto nella ricerca di alloggi protetti o temporanei.

Ma quante sono le donne che si rivolgono a questi centri? Secondo i più recenti dati Istat che fanno riferimento al 2022, ai 385 centri antiviolenza presenti sul territorio si sono rivolte più di 26mila donne. Di queste, la maggior parte (55%) ha un’età compresa tra i 40 e i 49 anni, il 23% un’età superiore a 60 anni e il 20% ha meno di 29 anni. Dati, questi, che sono in linea con i più recenti numeri messi a disposizione dall’associazione Di.Re – Donne in Rete contro la violenza: in 112 dei 117 centri gestiti dalla rete, nel 2023 sono state accolte 23.085 donne, con un incremento dell’11,5% rispetto al 2022. Di queste, ben 16.453 entravano per la prima volta (+15%) rispetto all’anno precedente.

Dunque, i Cav giocano un ruolo fondamentale nel contrasto alla violenza di genere; tuttavia, tali centri soffrono di gravi carenze strutturali e finanziarie. Ad oggi, secondo il rapporto redatto dall’Osservatorio nazionale sulle politiche sociali, mancano almeno 240 centri per raggiungere una copertura di 1 centro ogni 50 mila donne, e la distribuzione sul territorio è disomogenea, lasciando alcune aree del Paese senza un adeguato sostegno. Inoltre, le risorse finanziarie stanziata dal Ministero per le Pari Opportunità, seppur strutturali, sono insufficienti e soggette a ritardi nella distribuzione. Criticità che insomma rischiano di compromettere l’attività di questi centri che, a fronte di una violenza sempre più diffusa, rappresentano l’unica boa di salvataggio per moltissime donne. Donne che, lo Stato e la società, non si possono permettere di lasciare sole.

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