25 Agosto 2025
/ 25.08.2025

A Fukuoka l’acqua diventa elettricità

Il Giappone inaugura la sua prima centrale osmotica, è la seconda al mondo

Il Giappone ha inaugurato a Fukuoka la sua prima centrale osmotica, un impianto che produce elettricità sfruttando il principio naturale dell’osmosi. Si tratta della seconda centrale al mondo dopo quella costruita in Danimarca nel 2023, e per il Paese asiatico rappresenta un passo simbolico ma anche concreto verso un futuro energetico più diversificato. L’impianto è in grado di produrre circa 880 mila chilowattora l’anno: un quantitativo modesto, sufficiente ad alimentare circa 220 famiglie o a sostenere un impianto di desalinizzazione. Ma il valore di questa struttura non sta tanto nei numeri, quanto nel fatto che dimostra la fattibilità industriale di una tecnologia rimasta per decenni in fase di sperimentazione.

Il meccanismo dell’osmosi

Per capire come funziona bisogna tornare a un concetto base della biologia. L’osmosi è il processo con cui l’acqua passa spontaneamente da una soluzione meno concentrata a una più concentrata di sali, attraversando una membrana semipermeabile che lascia filtrare solo le molecole d’acqua. È un meccanismo di riequilibrio naturale, fondamentale per la vita delle cellule.

La centrale di Fukuoka ha trasformato questo principio in motore energetico. Da un lato della membrana viene immessa acqua dolce o acqua trattata, dall’altro acqua marina con un’elevata concentrazione salina. Le molecole d’acqua tendono a spostarsi verso la parte più salata, aumentando la pressione. Questa pressione viene convogliata per muovere una turbina collegata a un generatore elettrico. Nel caso giapponese, il sistema è reso ancora più efficiente dal fatto che l’acqua salata non è semplice acqua di mare, ma la salamoia concentrata residua di un impianto di desalinizzazione: un fluido che amplifica il gradiente osmotico e quindi la resa energetica.

Punti di forza e debolezze

L’energia osmotica ha una caratteristica preziosa rispetto ad altre rinnovabili: funziona senza interruzioni, indipendentemente dal sole o dal vento. È quindi una fonte stabile, in grado di fornire elettricità in maniera continua, giorno e notte, estate e inverno. A questo si aggiunge il fatto che sfrutta risorse abbondanti come acqua dolce e acqua marina, senza emissioni climalteranti.

Non mancano però i limiti. Le membrane semipermeabili sono delicate e costose, e per generare quantità rilevanti di energia servono superfici molto estese. Inoltre il pompaggio dell’acqua e gli attriti interni assorbono una parte consistente dell’energia prodotta, riducendo l’efficienza complessiva. È proprio questo il nodo che ha rallentato per anni lo sviluppo dell’osmosi come fonte energetica. Tuttavia il progresso tecnologico, insieme alla necessità di diversificare il mix energetico mondiale, sta spingendo governi e imprese a investire di nuovo in questo settore.

Il panorama internazionale

La Danimarca è stata la prima a inaugurare un impianto osmotico commerciale, nel 2023, a Mariager. In passato la Norvegia aveva tentato esperimenti simili, senza però riuscire a superarli su scala industriale. Oggi vari progetti pilota sono attivi in Corea del Sud, Spagna, Australia e Qatar, dove le condizioni ambientali – abbondanza di acqua marina e impianti di desalinizzazione – creano un terreno favorevole.

Secondo alcune analisi internazionali, il potenziale teorico di questa tecnologia è enorme: se sviluppata su larga scala, l’energia osmotica potrebbe arrivare a coprire fino a un quinto del fabbisogno mondiale, pari a oltre 5.000 terawattora all’anno. È una cifra che resta lontana dall’attuale realtà industriale, ma che indica la direzione in cui la ricerca potrebbe spingersi se i costi delle membrane caleranno e l’efficienza crescerà.

Mare, nuova frontiera energetica

L’esperimento di Fukuoka non va letto come un episodio isolato ma come parte di un più ampio movimento di ricerca che guarda al mare come a una fonte importante di energia rinnovabile. Accanto all’osmosi si stanno sviluppando altre tecnologie: sistemi che trasformano il moto ondoso in elettricità, turbine che sfruttano la forza delle maree, impianti che catturano l’energia delle correnti sottomarine e persino progetti che puntano a utilizzare la differenza di temperatura tra acque superficiali e profonde.

Sono strade ancora in fase di esplorazione, con costi alti e sfide tecnologiche da superare, ma accomunate da un tratto distintivo: offrono energia pulita, prevedibile e continua. La centrale giapponese di Fukuoka, con i suoi numeri ancora limitati, è un primo passo che racconta una possibilità più grande. Il mare, se impariamo a usarlo senza danneggiarlo, potrebbe diventare una delle centrali naturali del futuro.

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