2 Aprile 2025
/ 25.03.2025

A Parigi la mobilità piace green

Terzo referendum della sindaca di Parigi Anne Hidalgo a sostegno di politiche ecologiste. Ancora una volta dalle urne emerge la richiesta di una città più verde e più ordinata. Dopo il rincaro dei parcheggi per i Suv, ora le auto fanno un altro passo indietro: via 10 mila posti macchina e spazio al verde

In Italia il governo Meloni ha deciso di concentrare la larga parte delle risorse del Fondo nazionale trasporti e dal Fondo trasporto rapido di massa a favore del ponte sullo Stretto, sacrificando le città e gli oltre 40 milioni di italiani che le abitano. A Parigi la pensano diversamente. Il 23 marzo scorso un referendum cittadino ha sancito la pedonalizzazione di 500 nuove strade. La percentuale dei favorevoli è netta: due su tre, 66%. Certo, la partecipazione resta bassa (poco sopra il 4%), ma se ci fosse stata un’opposizione al progetto i no sarebbero stati di più.

È che evidentemente le scelte della sindaca Anne Hidalgo, che mira a garantire che ogni cittadino abbia una strada verde e pedonale a meno di 300 metri dalla propria abitazione, piacciono. Questo è il terzo referendum in tre anni sulle politiche di mobilità urbana a Parigi. Nel primo, aprile 2023, sono stati bocciati i monopattini elettrici, o per meglio dire il loro cattivo uso. I monopattini a noleggio venivano spesso abbandonati sui marciapiedi o guidati in modo pericoloso: erano percepiti come una minaccia per pedoni, anziani e persone con disabilità. Si erano moltiplicati gli incidenti, anche gravi, e molti cittadini li consideravano simbolo di una mobilità selvaggia. Sono stati vietati i monopattini a noleggio, non quelli privati.

Nel secondo, febbraio 2024, i parigini hanno approvato la proposta di triplicare le tariffe per parcheggiare un Suv. Un provvedimento mirato a frenare il dilagare di mezzi più pesanti di un’auto tradizionale, con un ingombro maggiore, quasi sempre con consumi maggiori. Nonostante l’opposizione dei partiti di destra e di alcuni gruppi di automobilisti, il referendum ha visto la vittoria dei sì. Le tariffe su cui si è votato sono di 18 euro all’ora nei quartieri centrali e 12 euro all’ora nelle zone periferiche per i veicoli a combustione interna o ibridi con peso superiore a 1,6 tonnellate, e per i veicoli elettrici oltre le 2 tonnellate.

Adesso alle macchine viene chiesto un altro passo indietro. Con la consultazione popolare del 23 marzo dovranno sparire altri 10.000 posti auto, oltre ai 10.000 già cancellati dal 2020. L’obiettivo è dare spazio al verde: più alberi e più aree green in modo da far respirare la città e ripulire l’aria.

Sommando i risultati di queste tre prove di democrazia diretta su temi concreti della vita urbana, si vede che le politiche ecologiste di Anne Hidalgo trovano consenso. I parigini vogliono vivere in una città più verde e più pulita, con una micromobilità ben organizzata e non aggressiva. Naturalmente sostenuta da una rete di trasporto pubblico molto ramificata e capillare che in effetti consente di girare la città senza utilizzare l’automobile. È un segnale che va oltre Parigi.

Anche in Spagna sono molto apprezzati gli esperimenti di organizzazione urbana a misura di esseri umani più che di auto. A Barcellona sono state sperimentate le super isole, isolati urbani trasformati in spazi verdi, pedonali e a velocità ridotta, con la presenza di auto drasticamente limitata. A Valencia, due strade su tre hanno il limite di 30 all’ora, una misura che l’ha resa una delle città spagnole più bike-friendly. ​

È una tendenza che si sta lentamente affermando in vari Paesi europei: città più a misura d’uomo, con la mobilità sostenibile e la qualità della vita dei cittadini al centro delle politiche urbane.

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