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Cronaca, Sport

Abbiamo dato al mondo Sinner

18.11.2024

Il numero 1 impera sul Tennis mondiale. Non accadeva da 38 anni che un giocatore vincesse le ATP Finals senza perdere un set. Jannik Sinner l’ha fatto, chiudendo una settimana magica. Un bilancio di 70 vittorie e 6 sconfitte, con la possibilità di essere impreziosito dalla Coppa Davis che lo vedrà in prima linea tra quattro giorni.

Più forte della cabala, più forte di tutto. La necessità di un risparmio cognitivo conduce spesso i giornalisti sportivi a usare il termine “dominio”, ma è difficile trovare altri sostantivi per descrivere il 2024 di Jannik Sinner. Il trionfo alle ATP Finals è la logica, ovvia, conseguenza di una stagione vissuta da dominatore. Cinque partite, cinque trionfi e un bilancio che parla di 70 vittorie e 6 sconfitte, con la possibilità di essere impreziosito dalla Coppa Davis che lo vedrà in prima linea tra quattro giorni, quando l’Italia inizierà il percorso per difendere il titolo conquistato l’anno scorso.

Raramente avevamo assistito a un edizione del Masters così scontata. Sinner era già favorito, è diventato “stra-favorito” quando Novak Djokovic ha annunciato il forfait. Ma neanche il serbo, con ogni probabilità, avrebbe potuto fermare la “valanga sinneriana”, capace di vincere tutti i match senza perdere neanche un set (nella storia del Masters con la formula a gironi c’era riuscito soltanto Ivan Lendl nel 1986). Anzi, nessuno dei suoi avversari ha raccolto più di quattro game in un singolo set. La cabala, dicevamo. Il Masters ha una peculiarità tutta sua: due giocatori possono affrontarsi due volte, la seconda in finale. Era accaduto venti volte, con dodici successi di chi aveva perso nel girone eliminatorio. Forse Taylor Fritz pensava a questo, al momento di scendere in campo. Niente da fare, Sinner ha stampato un 6-4 6-4 facile facile, punteggio-fotocopia del match di pochi giorni prima. A certificare la resa altrui, le parole di Casper Ruud (dominato in semifinale): «Jannik non ti fa respirare, nemmeno con Djokovic avevo questa sensazione: lui ti lascia palleggiare, non giochi col terrore che l’avversario possa fulminarti all’improvviso». Invece Sinner ha sviluppato un gioco bum-bum, ha scambiato il campo da tennis per un tavolo da flipper e devasta gli avversari togliendo loro il tempo, e tirando sempre più forte. Soltanto Carlos Alcaraz, nei giorni migliori e in determinate condizioni, riesce a metterlo in difficoltà. Non è un caso che tre delle sei sconfitte stagionali siano arrivate contro lo spagnolo, ma giorno dopo giorno sta maturando la sensazione che Jannik abbia qualcosa di più, se non sul campo, almeno nella condotta fuori.

Un paio d’anni fa, Juan Carlos Ferrero (coach di Alcaraz) ammonì il suo allievo, dicendo che bisogna essere professionisti dodici mesi all’anno. Frecciatina nei confronti di un 21enne che ama divertirsi, che ha bisogno di respirare, di ricordarsi che la vita non è fatta di solo tennis. Niente di male, ma il suo problema è che Sinner sembra un robot programmato per la vittoria. Un ragazzo che non ha mai messo piede in una discoteca e nemmeno in un pub, che ha avuto la bravura di circondarsi delle persone giuste e – impressionante – riesce a lasciare fuori dal campo i brutti pensieri (e quest’anno ce ne sono stati parecchi). Anzi, sembra quasi trarne forza.

Il numero 1 del mondo è un italiano, ma non finisce qui: la carta d’identità recita che ha appena 23 anni e quindi la sua carriera sarà ancora molto lunga (13-14 anni, ha ipotizzato Daniil Medvedev), e lo stesso Jannik ha lanciato un messaggio mica male durante la cerimonia. «Abbiamo ancora margine» ha detto, rivolgendosi al suo team. La macchina sembra perfetta, ma lui ha intenzione di migliorare. Non vorremmo essere nei panni della concorrenza.

Credito fotografico: nittoatpfinals

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