In questi giorni si registra un picco di calore in molte città italiane. Per essere giugno sembrerebbe un po’ presto. Ma non lo è. Perché i meteorologi (che misurano il tempo sul breve periodo) hanno imparato dai climatologi (che misurano il tempo sul lungo periodo) che sono cambiati i fondamentali, le regole di base del clima. E quindi questo livello di ondate di caldo ieri era un’eccezione, oggi è frequente, domani sarà routine.
In campo climatico l’informazione scientifica è ormai di ottimo livello. E le grandi istituzioni ed organizzazioni internazionali hanno fatto tesoro di questa conoscenza elaborando proposte per ridurre l’accelerazione della crisi climatica (tagliando le emissioni serra e dunque i combustibili fossili) e proposte per cautelarsi dalla crisi climatica già in atto (attenuando il rischio con piani d’azione).
Tutto bene allora? No. Perché per rendere tutto ciò operativo serve il consenso attivo e propositivo dei governi. E molti governi tergiversano. Altri si prodigano per favorire il peggioramento della situazione: i due Paesi che hanno dominato il ventesimo secolo, Stati Uniti e Russia, vedono al potere due negazionisti climatici, che infatti vanno d’accordo tra di loro e con le lobby dei combustibili fossili.
Dunque per essere operativi occorre trovare un livello intermedio tra i governi nazionali, in larga parte timidi per usare un eufemismo, e un’opinione pubblica sempre più preoccupata. In questo livello intermedio giocano un ruolo chiave le amministrazioni regionali e locali. Un esempio è venuto ieri da Roma, città che per parecchi anni è stata in affanno di fronte alla necessità di rendere più efficienti e più a basso impatto ambientale i servizi offerti ai cittadini.
Nel 2024, 36 notti torride
La situazione ereditata dalla Capitale (ovviamente non solo per colpa delle amministrazioni precedenti) è questa. Il 2024 è stato l’anno più caldo dal 1991. La temperatura media giornaliera del territorio capitolino è stata di 19,7 gradi centigradi, cioè 2,5 gradi più della media 1991-2020 (già salita rispetto ai livelli preindustriali). Non basta. Un elemento essenziale è che sempre più spesso l’afa non dà tregua neppure di notte rendendo molto difficile il recupero psicofisico. Il 2024 è stato l’anno con più notti torride dal 1991. Si sono contate 36 notti con temperatura minima giornaliera superiore a 25 gradi: 30 giorni in più rispetto alla media 1991-2020.
“Non possiamo negare la realtà dei cambiamenti climatici. I costi del non intervento sarebbero troppo alti per la città e per le persone più fragili”, ha detto il sindaco Roberto Gualtieri durante il convegno di oggi in Campidoglio (“Ridurre l’impatto del caldo nei quartieri di Roma”): l’occasione per fare il punto sulla strategia di adattamento approvata lo scorso gennaio e per presentare il primo rapporto di monitoraggio elaborato dal CMCC, il Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici.
Piscine, camper e fontanelle: le misure per proteggere i più vulnerabili
Roma ha scelto il fare. Istituendo l’Ufficio Clima guidato da Edoardo Zanchini e concretizzando la risposta alla crisi climatica in una serie di interventi per attenuare la morsa calda e per prevenire i rischi alla salute. Il progetto prende forma su tre assi principali: prevenzione, rafforzamento dei servizi e interventi strutturali. Partendo dalla prevenzione, Roma ha attivato cinque tende mobili per l’emergenza caldo e rafforzato il lavoro delle unità di strada con otto camper “giubilari”. Per gli over 70 sono stati messi a disposizione ingressi gratuiti in 18 piscine comunali. Per i più piccoli, centri estivi nei municipi e gite a Castel Gandolfo. A Ferragosto, il tradizionale pranzo solidale coinvolgerà 3.000 persone, 500 in più dell’anno scorso. E per chi si sente solo, è attivo un numero verde (80095774) che offre tele-compagnia e assistenza.
Sul fronte delle infrastrutture, Roma punta su acqua e ombra. Ai leggendari “nasoni” che sono 3.278, si aggiungono le 64 Case dell’acqua di Acea e una nuova app multilingue, Acquea, per localizzare le fonti di acqua gratuita. Rafforzate anche le pensiline dei bus: ne verranno installate 435 tra centro e periferie. Negli asili nido, in 90 strutture sono in corso installazioni di impianti di raffrescamento per affrontare i mesi estivi. E Ama ha intensificato il lavaggio delle strade, puntando a 12 mila chilometri al mese con 10 nuove autobotti e una sanificazione massiccia dei cassonetti: 18 mila quelli già trattati, il 40% del totale.
Una foresta urbana per combattere l’isola di calore
Poi c’è il verde urbano che è l’alleato numero uno contro le ondate di calore. In estate, a Roma, si possono registrare anche 5 gradi in più tra un quartiere densamente edificato e un’area verde. Per questo l’Amministrazione ha accelerato sulla forestazione: oltre 30 mila alberi adulti già piantati e altri 115 mila tra giovani piante e arbusti, con particolare attenzione ai quartieri più vulnerabili. Nell’ambito del Pnrr, sono stati avviati progetti di forestazione urbana e inaugurati cinque parchi d’affaccio sul Tevere, spazi pubblici riqualificati che restituiscono ai cittadini non solo ombra e frescura ma anche socialità e bellezza.
E non finisce qui: sono stati già avviati i progetti per 21 nuovi parchi, con un investimento complessivo di 63 milioni di euro, parte del più ambizioso piano dei 100 nuovi parchi per Roma. Si tratta di un’operazione non solo ambientale, ma anche sociale, perché un parco ben curato non è solo un polmone verde, è anche un rifugio climatico accessibile a tutti.
Una rete di rifugi climatici
L’obiettivo finale è l’affinamento del Piano Caldo da varare entro il 2026. Tra le azioni in programma: la mappatura degli spazi pubblici dotati di raffrescamento, la creazione di una rete di rifugi climatici in spazi chiusi e giardini, il coinvolgimento di tutti gli assessorati, del mondo scientifico, degli attori economici e sociali. Per costruire una “resilienza urbana” condivisa e replicabile.
Non si tratta solo di adattarsi, ma di trasformare l’emergenza climatica in un’opportunità per ripensare il tessuto urbano. E Roma, con il suo territorio vasto e complesso, si propone come laboratorio di questa nuova sfida: mitigare il caldo, proteggere i fragili, rendere la città più vivibile per tutti pure se l’asfalto bolle.
“Reagire alla crisi climatica non è solo una necessità ambientale ma anche sanitaria: dobbiamo arginare problemi che vanno dai disturbi circolatori alla crescita delle malattie infettive causata dalla proliferazione degli insetti vettori, passando per l’aumento dei fenomeni di ecoansia”, ricorda Sabrina Alfonsi, assessora all’Ambiente, all’Agricoltura e al Ciclo dei rifiuti. “Se non agiamo ora, il clima di Roma nel 2050 sarà uguale a quello di Tunisi”.