20 Settembre 2024
Milano, 15°

Ambiente, Cronaca

Ai Campi Flegrei minerali introvabili

Spunta un tesoro nascosto di quarantacinque specie minerali fumarolici individuate nell’area Solfatara-Pisciarelli-Antiniana. “Eccellenze” rare da trovare come Dimorphite, ferroefremovite, voltaite, paradimorphite e russoite. L’approfondimento sulla composizione e la formazione.

Ai Campi Flegrei ci sono minerali che non è stato possibile trovare in altre parti del mondo. Queste “eccellenze”, esclusive, almeno fino ad oggi, del territorio italiano, sono tipiche formazioni prodotte dall’interazione tra gas e rocce per via delle alte temperature nei sistemi vulcanici attivi. Sono quarantacinque le specie di minerali fumarolici individuate nell’area Solfatara- Pisciarelli-Antiniana, grazie allo studio condotto da Massimo Russo, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Dimorphite, ferroefremovite, voltaite, paradimorphite e russoite, che prende il nome dallo stesso ricercatore, sono quelle scoperte per la prima volta in Italia, mentre i minerali “classici” e più presenti sono zolfo e solfati idrati. Possono bastare poche ore per vederli spuntare, piccoli e brillanti, e una semplice pioggia per farli scomparire. Le cosiddette “specie in neoformazione”, quelle che si generano in maniera molto rapida, sono di due tipi: i sublimati e le incrostazioni fumaroliche. I primi si generano per l’azione diretta della fase gassosa e della temperatura di emergenza, le seconde grazie all’interazione gas-roccia, anche in questo caso per effetto delle temperature.

Il comune dei Campi Flegrei più interessato da questo fenomeno è quello di Pozzuoli, laddove vi sia la presenza di una fumarola, mentre sulla Bocca Grande è possibile osservare i minerali più rari, la cui formazione è dovuta ad una temperatura che oscilla tra i 160 e 164 gradi centigradi. È interessante rilevare, sempre grazie allo studio, come il mutamento delle temperature possa provocare l’evoluzione degli stessi, con minerali nuovi che prendono il posto dei vecchi. Un fenomeno, riscontrato nell’Isola di Vulcano e sul Vesuvio, quando ancora a condotto aperto, che può aiutarci a comprendere anche l’evoluzione del sistema vulcanico nel suo insieme. Oltre all’interesse scientifico per questo tipo di approccio al territorio, la ricerca, in questo particolare settore, ci parla di un rapporto uomo-ambiente capace di andare oltre quella “contrapposizione” che può essere avvertita in caso di fenomeni naturali difficili da governare.

Realtà che costituiscono parti integranti e necessarie della vita “del” e “sul” Pianeta, come ha suggerito lo studio dedicato alla formazione delle prime molecole di metano ad opera delle polveri vulcaniche e delle meteoriti, pubblicato nel 2023 dalla rivista Scientific Report e guidato da Oliver Trapp, dell’Università Ludwig Maximilian di Monaco. I minerali fumarolici vengono studiati da almeno trecento anni. Le collezioni di sassolini dei bambini si trasformano, a volte, in una vera passione per lo studio professionale delle componenti del suolo. Un lavoro affascinante, che prevede la ricerca sul campo, la visione al microscopio ottico e a quello elettronico e l’analisi chimica dei minerali che non possono essere riconosciuti a occhio nudo. Un viaggio intrigante tra colori e forme che nessun pittore è stato mai in grado di copiare.

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