27 Giugno 2025
/ 27.06.2025

Ai margini dell’elettricità

Sebbene si registrino progressivi miglioramenti, nel mondo sono ancora 666 milioni le persone che non hanno accesso all’elettricità. Nella stragrande maggioranza dei casi, sono persone che vivono in aree rurali. E l’obiettivo di un accesso universale all’elettricità entro il 2030 rimane lontano

Quasi il 92% della popolazione mondiale ha ora un accesso di base all’elettricità. Sebbene si tratti di un miglioramento rispetto all’87% del 2010, rimangono ancora oltre 666 milioni di persone senza accesso, il che indica che il tasso attuale è insufficiente per raggiungere l’accesso universale entro il 2030. A certificarlo è l’ultima edizione del rapporto “Tracking Sdg 7”, realizzato da Irena in collaborazione con l’Agenzia Internazionale per l’Energia (Aie), la Divisione di Statistica delle Nazioni Unite (Unsd), la Banca Mondiale e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms. Il report, che monitora i progressi globali verso l’Obiettivo di sviluppo sostenibile (Sdg) numero 7, sottolinea che quello raggiunto è un traguardo importante, che rappresenta un progresso rispetto al 2022, ma non ancora sufficiente. La crescita più significativa negli ultimi anni si è verificata in Asia meridionale e centrale, dove il numero di persone senza elettricità è crollato da 414 milioni nel 2010 a soli 27 milioni nel 2023.

In cucina va male

Ma mentre il mondo si illumina, l’energia da cucina resta un punto dolente. Circa 2,1 miliardi di persone – un quarto della popolazione globale – cucinano ancora utilizzando combustibili altamente inquinanti e dannosi per la salute, come legna, carbone vegetale o cherosene. La percentuale di popolazione che ha accesso a combustibili e tecnologie pulite è aumentata solo modestamente: dal 64% del 2015 al 74% del 2023. Il progresso è rallentato rispetto alla prima decade del millennio, complice la pandemia da Covid-19, l’aumento dei prezzi dell’energia e le crisi del debito che hanno colpito soprattutto i Paesi più poveri.

Proprio nelle aree rurali e fragili, le soluzioni decentralizzate rappresentano una risposta concreta ed efficace. Parliamo di mini-reti a energia solare, sistemi off-grid e tecnologie a biogas domestico che possono portare elettricità e soluzioni di cucina moderna a popolazioni isolate, a basso reddito, che altrimenti rimarrebbero escluse dalla transizione energetica. Il rapporto sottolinea che circa 1,5 miliardi di persone nelle zone rurali ancora non hanno accesso a una cucina pulita, e per loro soluzioni energetiche fuori rete sono fondamentali per ridurre l’inquinamento domestico e i rischi sanitari connessi.

Segnali incoraggianti ma ancora disparità

Dopo decenni di stallo, il 2023 ha segnato una battuta d’arresto positiva: le nuove connessioni hanno finalmente superato l’aumento demografico, con un calo di 19 milioni di persone non connesse. Tuttavia, questo ritmo è ancora troppo lento per centrare l’obiettivo di copertura elettrica universale entro il 2030. Guardando all’evoluzione del settore, i dati mostrano segnali incoraggianti. La capacità installata di energia rinnovabile nei Paesi in via di sviluppo ha raggiunto i 341 watt pro capite nel 2023, rispetto ai 155 del 2015. A livello globale, la capacità rinnovabile ha toccato i 478 watt pro capite, in crescita del 13% rispetto all’anno precedente. Anche i flussi finanziari pubblici internazionali verso l’energia pulita nei paesi in via di sviluppo sono aumentati, raggiungendo i 21,6 miliardi di dollari nel 2023, con un incremento del 27% rispetto al 2022.

Eppure, permangono forti disparità. L’Africa subsahariana è ancora in profondo ritardo. Diciotto dei 20 Paesi con il maggiore deficit di accesso all’elettricità nel 2023 si trovano nell’Africa subsahariana. Qui vive l’85% della popolazione mondiale senza elettricità e circa l’80% delle famiglie non ha accesso a soluzioni di cucina pulita. La capacità rinnovabile pro capite nella regione è di appena 40 watt, un ottavo rispetto alla media degli altri Paesi in via di sviluppo. Ogni anno, il numero di persone senza accesso a una cucina pulita nell’area cresce di 14 milioni. La situazione è resa ancora più critica dalla cronica mancanza di finanziamenti: solo due Paesi dell’Africa subsahariana figurano tra i primi cinque beneficiari dei flussi finanziari pubblici internazionali per l’energia pulita. Inoltre, l’83% dei fondi arriva sotto forma di strumenti a debito, mentre le sovvenzioni rappresentano meno del 10%.

Che fare

Secondo Francesco La Camera, direttore generale di Irena, “dobbiamo accelerare i progressi in questo momento critico. Ciò significa superare le sfide, tra cui le lacune infrastrutturali. La mancanza di progressi, soprattutto in ambito infrastrutturale, riflette un accesso limitato ai finanziamenti. Sebbene i flussi finanziari internazionali verso i paesi in via di sviluppo a sostegno dell’energia pulita siano cresciuti fino a 21,6 miliardi di dollari nel 2023, solo due regioni al mondo hanno registrato un reale progresso nei flussi finanziari”.

Il rapporto indica che per colmare il divario è necessaria una mobilitazione più ampia di risorse, ma anche un ripensamento degli strumenti finanziari. Occorre facilitare l’accesso a capitali pubblici attraverso riforme dei prestiti multilaterali e bilaterali, aumentare l’uso di finanziamenti agevolati e grant, e migliorare la tolleranza al rischio tra i donatori. È altrettanto fondamentale che i governi dei paesi beneficiari sviluppino una pianificazione energetica nazionale efficace, inclusiva e coerente con le esigenze locali.

Sul fronte dell’efficienza energetica, i dati mostrano miglioramenti lenti. L’intensità energetica primaria – che misura quanta energia serve per generare un’unità di PIL – è diminuita del 2,1% nel 2022. È un buon risultato rispetto allo 0,5% del 2021, ma ancora lontano dall’obiettivo annuo del 4% necessario per centrare l’Sdg 7.

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