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Algor-etica, per dire stop alla disumanizzazione del futuro

05.07.2024

«Condanneremmo l’umanità a un futuro senza speranza se le sottraessimo la capacità di decidere sulla propria vita, condizionandola a dipendere dalle scelte delle macchine». Al G7, il Papa ha introdotto una visione etica dell’Intelligenza artificiale che, progettata con modalità avverse, può mettere fine alla supremazia umana legata ai valori.

La genuinità, con effetti quasi mistici, insieme alla volontà di rappresentare al meglio i valori portanti del Made in Italy, si sono arresi davanti ad una scelta ben precisa: nessuna città d’arte o sede equipollente. Per ospitare i grandi del mondo al G7 è spuntato come un fungo con vista mare (lì, distante) Borgo Ignazia, resort-masseria, una sorta di non-luogo (caro a Marc Augè), rappresentazione plastica (in)consapevolmente trash di uno di quei siti nati dal nulla, destinati ad essere utilizzati ma non vissuti, senza radici storiche e valori relazionali. Solo qui, dunque, si sarebbe potuta ospitare, insieme a temi politici cogenti, una riflessione sull’Intelligenza Artificiale.

L’incipit della premier Giorgia Meloni di dedicare “senza approcci ideologici” parte di una sessione del vertice alle opportunità, ma anche alle insidie collegate all’Intelligenza Artificiale, oltre che ad Africa (cooperazione da incentivare) e Mediterraneo (luogo di crisi e di dialogo), ha introdotto la presenza preziosa di Sua Santità Papa Francesco. Così, d’un tratto, le sue parole «Condanneremmo l’umanità a un futuro senza speranza se le sottraessimo la capacità di decidere sulla propria vita, condizionandola a dipendere dalle scelte delle macchine» suonano come campanello d’allarme. Strumento potente e tremendo allo stesso tempo, sfrangiatosi com’è nella molteplicità delle attività umane dal mondo e del lavoro, alla medicina, dalla comunicazione alla cultura, alla politica, all’educazione, l’ipotesi “papale” che possa influenzare, il nostro modo di vivere, condizionando relazioni sociali, rapporti personali e persino lo status identitario di esseri umani, si fa concreta e interroga le coscienze. Si sta indebolendo il senso valoriale della dignità dell’essere, con l’ethos e quel suo corredo comportamentale legato a costume e norme di vita, prossimo a scivolare nella voragine dell’ineluttabilità. Come se nella nostra società dei balocchi (aggiungiamo noi), tutto si possa condensare nell’happy hour dell’entusiasmo omologante a dispetto di criticità e problemi malcelati sotto il tappeto, e di minare qualsiasi processo educativo in nuce, con il rischio, come sottolinea Bergoglio, di “legittimare le fake news e di irrobustire il vantaggio di una cultura dominante”. Appiattente, ahinoi.

Lo smarrimento davanti al progressivo svuotamento della nozione stessa di una categoria fondamentale dell’Occidente (ma anche dell’Oriente) relativa alla persona come essere senziente, non può (né deve) inchinarsi al progresso della scienza e della tecnologia in continuo divenire ed accolto con entusiasmo (specie dal Papa, che in gioventù aveva studiato chimica), senza ravvisare le potenziali zone grigie legate ad un utilizzo improprio (se non rischioso) del mezzo. Ecco, perché sarebbe necessario coniugare il binomio intelligenza artificiale-etica (collegata all’algoritmo), affinché possa essere garantita la vera vocazione al servizio dell’essere umano (oggi in pericolo), consentendo agli strumenti tecnologici di esaltarne grandezza e dignità anche nell’impervio cammino che intreccia libertà e responsabilità (la quintessenza dell’etica stessa). Con in più, quasi fosse una missione irrinviabile, il compito dell’IA di supportare tutti gli sforzi di custodire il pianeta «producendo energia pulita e rinnovabile per evitare di ridurlo ad un cumulo di cenere». Spetta ad ognuno fare buon uso delle innovazioni e alla politica creare le condizioni perché ciò sia possibile. L’etica (ora algor-etica), quella che tiene conto non solo degli esiti di un’azione, ma anche dei valori in gioco e dei doveri che ne derivano, è l’unica arma pacifica per salvare il mondo. Il compito è arduo. Papa Francesco aggrotta la fronte: lo sa.

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