La pianura padana è maglia nera in Europa per inquinamento da ozono e tra gli hotspot di emissioni di metano. Secondo il dossier “Inquinamento da ozono – Il caso padano”, il 90% dei capoluoghi ha superato i limiti di sicurezza negli ultimi tre anni, con punte critiche a Bergamo, Piacenza, Milano e Modena.
Secondo il dossier di Legambiente, l’area è la più inquinata d’Europa per questo gas e rappresenta un hotspot emissivo di metano, uno dei suoi precursori. L’ozono troposferico, infatti, si forma quando inquinanti come ossidi di azoto e composti organici volatili reagiscono sotto l’azione della luce solare intensa.
I dati Ispra degli ultimi tre anni (2022-2024) evidenziano che il 90% dei capoluoghi di provincia ha registrato più di 25 superamenti dell’obiettivo di lungo termine (OLT) per l’ozono. In particolare, città come Bergamo (90 giorni), Piacenza (78), Vercelli (75), Milano (74), Lecco (73), Lodi (71) e Modena (70) hanno superato ampiamente i limiti di sicurezza. Solo Ravenna, Rimini, Belluno e Sondrio hanno rispettato i limiti normativi vigenti, con meno di 25 superamenti annui.
Un problema sottovalutato
Legambiente sottolinea che l’inquinamento da ozono è troppo spesso sottovalutato, nonostante i suoi effetti nocivi sulla salute umana e sull’ambiente. L’ozono può causare irritazioni alle mucose respiratorie e oculari, ridurre la fotosintesi nelle piante e danneggiare le colture agricole, soprattutto in presenza di elevate concentrazioni. Questo fenomeno è particolarmente preoccupante in un contesto di cambiamento climatico e di frequenti periodi di siccità.
Un fattore determinante nell’accumulo atmosferico di ozono è l’emissione di metano, un gas serra la cui concentrazione è in forte crescita. Secondo Legambiente, la pianura padana è un hotspot emissivo di metano, principalmente a causa delle attività agricole e zootecniche. In particolare, l’allevamento intensivo di suini e bovini contribuisce in modo significativo alle emissioni di ammoniaca e metano, che, combinandosi con i gas da traffico, favoriscono la formazione di ozono. Le quattro regioni settentrionali (Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte) concentrano l’85% dei suini e il 65% dei bovini allevati in Italia, con una densità di allevamenti che supera la capacità del territorio di assorbire tali carichi inquinanti.
I rimedi possibili
Per affrontare questa emergenza, Legambiente chiede l’inclusione del metano e dell’ammoniaca nei piani regionali di risanamento dell’aria, l’adozione di misure di mitigazione delle emissioni zootecniche e la promozione di una transizione agroecologica. Inoltre, l’associazione sollecita l’attuazione del blocco della circolazione dei veicoli Euro 5 diesel, previsto per il 1° ottobre 2025 in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna, nei Comuni con popolazione superiore ai 30.000 abitanti.
Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, sottolinea che “la qualità dell’aria peggiora come abbiamo raccontato nel nostro dossier anche a causa di altri gas precursori, tra cui il metano”. Per questo, è fondamentale che ogni Paese, a partire dall’Italia, faccia la sua parte per ridurre le emissioni di metano e rispettare gli impegni internazionali, come il Global Methane Pledge, che prevede una riduzione del 30% delle emissioni di metano entro il 2030 rispetto ai livelli del 2020.
La pianura padana, con la sua elevata presenza di polveri sottili (PM10) e di biossido di azoto, continua a rappresentare una delle aree più critiche d’Europa per la qualità dell’aria. È urgente adottare politiche strutturali che incidano su tutti i settori corresponsabili dell’inquinamento, mettendo al centro la mobilità urbana sostenibile, il potenziamento del trasporto pubblico, la creazione di aree pedonali e percorsi ciclopedonali, e perseguendo il modello della “città dei 15 minuti”.