16 Ottobre 2025
/ 16.10.2025

Allarme Wmo: è record di gas serra e il pianeta non riesce più ad assorbirli

Negli ultimi sessant’anni, la concentrazione di CO₂ in atmosfera è aumentata a una velocità tre volte superiore rispetto al passato, mentre foreste e oceani faticano sempre più a immagazzinare il carbonio

Alla vigilia della conferenza sul clima di Belem (la Cop30), arrivano i dati sulle emissioni di CO₂. E non vanno bene. Proprio per niente: i livelli di anidride carbonica nell’atmosfera hanno raggiunto nel 2024 un nuovo record storico, con un balzo mai registrato dal 1957 a oggi. Lo rivela il Greenhouse Gas Bulletin della World Meteorological Organization (Wmo).

La concentrazione media globale di CO₂ è aumentata tra il 2023 e il 2024 di 3,5 parti per milione (ppm): è il maggiore incremento da quando sono iniziate le misurazioni moderne. Negli anni Sessanta la crescita media annua era di 0,8 ppm. Tra il 2011 e il 2020 si attestava a 2,4 ppm. Ora siamo a 3.5. In sessant’anni, quindi, la velocità dell’aumento è triplicata.

Nel 2024 la CO₂ ha raggiunto quota 423,9 ppm, contro le 377,1 ppm del 2004, quando fu pubblicata la prima edizione del bollettino. E contro le 280 parti per milione dell’era preindustriale.

Il circolo vizioso climatico

Le cause di questo aumento vertiginoso non sono un mistero: i colpevoli sono i combustibili fossili, la deforestazione, gli allevamenti. Potrebbe apparire misterioso il perché non reagiamo di fronte a una minaccia acclarata e devastante, certificata dalla comunità scientifica. Ma se poi andiamo a vedere il solerte lavoro delle lobby fossili e i fiumi di denaro che investono per far apparire dubbi dove esistono certezze, capiamo meglio la situazione in cui ci troviamo.

Una situazione resa ancora più difficile dagli effetti a catena prodotti dalla crisi climatica. La Wmo ci dice che stanno perdendo efficaciai cosiddetti “pozzi di carbonio”, cioè gli ecosistemi terrestri e gli oceani che assorbono circa la metà della CO₂ emessa ogni anno. “Il calore intrappolato dalla CO₂ e da altri gas serra sta portando a condizioni meteorologiche più estreme. Ridurre le emissioni è quindi essenziale non solo per il clima, ma anche per la sicurezza economica e il benessere delle comunità”, ha dichiarato Ko Barrett, vice segretario della World Meteorological Organization.

L’organizzazione parla di un “circolo vizioso climatico”: più aumenta la temperatura globale, meno CO₂ riescono ad assorbire gli oceani (a causa della minore solubilità del gas a temperature più elevate e della progressiva acidificazione degli oceani) e le foreste (siccità e incendi).

Non solo CO₂: anche metano e protossido di azoto ai massimi storici

Oltre all’anidride carbonica crescono anche gli altri due principali gas serra: metano (CH₄) e protossido di azoto (N₂O). Il metano, responsabile di circa il 16% dell’effetto serra di lunga durata, ha raggiunto nel 2024 una concentrazione media di 1.942 parti per miliardo (ppb), con un aumento del 166% rispetto ai livelli preindustriali. Circa il 60% delle emissioni proviene da fonti umane: allevamenti intensivi, coltivazione del riso, combustione di biomassa e sfruttamento di combustibili fossili.

Il protossido di azoto, legato soprattutto all’uso di fertilizzanti agricoli e a processi industriali, è arrivato a 338 ppb, un aumento del 25% rispetto all’era preindustriale.

Questi dati saranno alla base dell’Emissions Gap Report che il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep) pubblicherà il 4 novembre, a poche settimane dall’apertura della Cop30. Il documento confronterà le emissioni attuali con quelle compatibili con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi, ovvero limitare il riscaldamento globale a 1,5 – 2 °C. Ma sappiamo già che la differenza tra dove siamo e dove dovremmo essere continua ad allargarsi.

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