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Cronaca, Salute

Alopecia, nuova vita

06.06.2024

Il principio di speranza per i malati di alopecia areata funziona anche per altre malattie autoimmuni. L’altra buona notizia è che il Sistema Sanitario Nazionale prevede il rimborso delle spese. Tutti i dettagli.

Baricitinib è il primo farmaco specifico per il trattamento di questa malattia autoimmune che colpisce adulti e bambini, maschi e femmine, senza distinzione per genere, razza, età e che fa cadere capelli, sopracciglia, ciglia, peli pubici e ascellari impattando pesantemente sulla vita psichica e materiale di chi ne è affetto.

L’alopecia areata è una sorta di “errore di programmazione” delle nostre difese che “attaccano” il follicolo pilifero facendo cadere capelli e peli, letteralmente cadono ciuffi di capelli con chiazze più o meno grandi sulla pelle, fino alle forme più gravi della malattia che comportano la perdita non solo dei capelli ma di tutti i peli del corpo.
A nessuno di noi piace perdere i capelli, ma al di là del pur importantissimo fattore estetico (tante chiazze vuote che a un certo punto non sono più copribili con l’acconciatura), dobbiamo pensare soprattutto agli effetti sulla salute causati dalla perdita di ciglia e sopracciglia, che impattano seriamente sull’espressione facciale e sulla difesa degli occhi da polveri e altri agenti patogeni. Le ripercussioni sulla salute mentale sono altrettanto forti, i bambini non vanno più a scuola e gli adulti interrompono l’attività lavorativa, con contraccolpi seri che si riverberano a cascata sugli affetti, sulla personalità, sulla vita di tutti i giorni.

Ma da oggi con l’approvazione del Baricitinib da parte dell’americana FDA (Food and Drug Administration), dell’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) e dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), i pazienti che soffrono di questa malattia suscettibile di sviluppi in forma grave possono contare su un farmaco sicuro ed efficace, come attestato dal 98esimo Congresso della Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse (SIDeMaST) svoltosi gli scorsi 28 – 31 maggio a Giardini Naxos a Messina e presieduto da Giuseppe Micali (Università di Catania): l’uso nella vita reale su 50 soggetti provenienti da quattro Unità di Dermatologia di Milano (Policlinico, San Raffaele, San Donato Milanese, Humanitas) ha dimostrato che il Baricitinib favorisce un tasso di ricrescita superiore a quello degli studi registrativi. Una boccata di ossigeno per le vittime di questa malattia subdola che, come ha detto la dottoressa Bianca Maria Piraccini, direttore dell’unità operativa di dermatologia del Policlinico Sant’Orsola dell’Università di Bologna e membro del comitato scientifico SIDeMaST, “non deriva dallo stress, ma causa stress”.

L’80% dei pazienti affetti da forme gravi di alopecia risponde con una ricrescita che permette un indiscutibile miglioramento della vita di tutti i giorni, togliersi la parrucca e condurre una vita normale dopo 6-9 mesi in base alla risposta del singolo paziente, senza contare il miglioramento già a un mese dalla terapia con la ricrescita di ciglia e sopracciglia.
Il Baricitinib è un principio attivo inibitore delle Janus chinasi (JAK): esercita un’azione diretta verso una parte del movimento autoimmune che caratterizza l’alopecia, questo vuol dire che blocca un punto della catena infiammatoria in modo molto selettivo. In una parola, Baricitinib è specifico per l’alopecia (e altre malattie autoimmuni) ed è molto ben tollerato. E intanto già un nuovo principio attivo, il Ritlecitinib, sta rivelando la sua efficacia su adulti e adolescenti a partire dai 12 anni.

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