28 Agosto 2025
/ 28.08.2025

Amazzonia, la soia e la battaglia per salvare la foresta

In Brasile, la giustizia ha messo un freno a una decisione che aveva fatto discutere il mondo intero: un giudice federale ha ripristinato temporaneamente la moratoria sulla soia, il divieto per le aziende di commerciare soia coltivata su terreni disboscati in Amazzonia.

Solo poche settimane fa, il Cade, l’ente brasiliano per la concorrenza, aveva sospeso la moratoria sostenendo che fosse un ostacolo al commercio e alle esportazioni. Una mossa che aveva fatto sobbalzare le ONG ambientaliste, preoccupate che il via libera alla soia “disboscata” potesse aprire la strada a nuovi tagli della foresta più grande del mondo.

Un accordo che ha cambiato la storia

La moratoria nacque nel 2006, quando una trentina di grandi aziende esportatrici – tra cui nomi come Cargill e Louis Dreyfus – decisero, sotto la pressione dei mercati europei, di non acquistare più soia proveniente da terre appena disboscate. Era un gesto piccolo, ma simbolico, che puntava a ridurre la deforestazione senza fermare l’industria della soia, uno dei motori dell’economia brasiliana.

E i risultati si sono visti: secondo le ONG, tra il 2009 e il 2022 la deforestazione nelle aree interessate dalla moratoria è calata di quasi il 70%. Una dimostrazione che quando imprese, governi e cittadini collaborano, anche le sfide ambientali più grandi possono essere affrontate.

Tra politica, economia e clima

Il Brasile è il primo esportatore mondiale di soia: solo tra gennaio e novembre 2024 ha venduto quasi 97 milioni di tonnellate all’estero. Dietro questi numeri si nasconde però un quadro politico complicato. Il Parlamento è prevalentemente conservatore e vicino alla potente lobby dell’agroalimentare, che spinge da anni per ridurre le regole e favorire la crescita del settore.

Per le ONG, la posta in gioco non è solo economica. “Sospendere la moratoria avrebbe mandato un segnale negativo in tutto il mondo e rischiato di incoraggiare nuovi disboscamenti”, spiega Cristiane Mazzetti di Greenpeace Brasile. E con la COP30 di Belém alle porte, la questione assume un significato ancora più globale.

Un futuro ancora da scrivere

La decisione del tribunale federale mantiene quindi viva la moratoria, dando respiro alla foresta amazzonica. Ma la battaglia è tutt’altro che finita: politica, aziende e società civile continuano a scontrarsi su come conciliare sviluppo economico e tutela ambientale.

In fondo, la storia della moratoria sulla soia è una lezione importante: anche davanti a sfide gigantesche come la deforestazione, piccoli accordi, scelte responsabili e pressione internazionale possono fare davvero la differenza.

CONDIVIDI

Continua a leggere