
Invisibili ma essenziali, microscopici ma potenti, fragili eppure fondamentali per la vita sulla Terra. Sono gli organismi planctonici, protagonisti del libro “I vagabondi del mare” di Giorgia Bollati e Marta Musso, pubblicato da Codice Edizioni (17 euro). Perché parlare di plancton oggi? Perché, mentre l’attenzione del mondo si concentra sugli orsi polari e sulle foreste in fiamme, c’è un esercito invisibile che lotta contro la crisi climatica nel più totale anonimato. Il plancton – una miriade di organismi diversi, dai batteri alle meduse, dalle larve di crostacei ai minuscoli embrioni di pesce – è molto più che “cibo per balene”. Produce gran parte dell’ossigeno che respiriamo, assorbe CO2 atmosferica, sostiene l’intera catena alimentare marina. È, in poche parole, un polmone blu che ci tiene in vita.
Il plancton, dal greco “vagabondo”, rappresenta un universo complesso e affascinante che vive in balia delle correnti marine. Non si tratta di un’unica specie, ma di un insieme eterogeneo di creature che spazia dai minuscoli batteri e virus fino alle meduse, dalle larve di crostacei agli embrioni di pesci. Questi organismi abitano ogni ambiente acquatico immaginabile: oceani, mari, fiumi, lagune e persino le più piccole pozzanghere.
“Una creatura aliena”
La loro importanza è inversamente proporzionale alle loro dimensioni. Il plancton rappresenta la base della catena alimentare marina, produce una parte significativa dell’ossigeno che respiriamo e svolge un ruolo cruciale nell’assorbimento dell’anidride carbonica atmosferica, fungendo da veri “polmoni blu” del nostro pianeta. Come sottolinea l’esploratore Alex Bellini nella prefazione del libro: “Di tutte le creature che popolano il mare, il plancton è forse la più discreta e al tempo stesso la più aliena che abbia avuto la fortuna di incontrare. Eppure, senza di essa, la vita sulla Terra, così come la conosciamo, non esisterebbe”.
Bellini racconta il suo primo incontro con il plancton bioluminescente durante una traversata atlantica nel 2005: “Era una notte senza stelle, buia e immobile. All’improvviso vidi un gruppo di delfini guizzare sotto e attorno alla mia barca. Ogni loro movimento accendeva dei bagliori fluorescenti, trasformando quel momento in uno spettacolo ipnotico del tutto inatteso”. Questa capacità di produrre luce, un fenomeno chiamato bioluminescenza, è solo una delle meraviglie che il plancton offre agli oceani e a chi ha la fortuna di navigarli nelle notti più buie.
Ma questi “vagabondi del mare” stanno affrontando minacce sempre più gravi. Il cambiamento climatico, con l’aumento delle temperature e l’acidificazione degli oceani, sta alterando profondamente la composizione e la distribuzione del plancton. Le correnti marine cambiano, la rete trofica si modifica, e questi organismi, nonostante la loro straordinaria capacità di adattamento, faticano a tenere il passo con trasformazioni così rapide.
Una metafora della nostra esistenza
Il libro di Bollati e Musso intreccia rigore scientifico e narrazione poetica, offrendo ai lettori un viaggio affascinante in questo microcosmo invisibile ma vitale. Giorgia Bollati, giornalista ambientale specializzata in economia circolare e biodiversità, collabora con il Corriere della Sera e porta nel volume la sua capacità di rendere accessibili temi scientifici complessi. Marta Musso, biologa marina e illustratrice, fondatrice del progetto Possea dedicato all’ocean literacy, arricchisce l’opera con illustrazioni che trasformano l’invisibile in immagini vivide e coinvolgenti.
Comprendere il plancton significa comprendere l’interconnessione del nostro ecosistema. Sempre Bellini fa osservare che questo legame globale si sviluppa “in modi che sfuggono alla nostra percezione, ma che si rivelano fondamentali”. La vita dipende da forze che operano a livello invisibile, dai virus ai batteri, dalle microplastiche al plancton. E forse, in questo senso, il plancton diventa metafora della nostra stessa esistenza: “Anche noi, come questi microrganismi, facciamo parte di un sistema interconnesso, in cui ogni azione ha ripercussioni che vanno oltre ciò che possiamo vedere”.