21 Ottobre 2025
/ 21.10.2025

Artico, l’ultima difesa

Di fronte alle sfide climatiche e alle tensioni geopolitiche, la salvaguardia dell’Artico si basa sul contributo scientifico e sulla cooperazione internazionale. Il ruolo della ricerca e della diplomazia

Si è chiusa il 20 ottobre a Reykjavík l’Arctic Circle Assembly 2025, il forum internazionale che dal 1996 raduna scienziati, governi e rappresentanti delle comunità indigene per discutere il futuro dell’Artico, tra ghiacciai in fusione, nuove rotte commerciali e tensioni geopolitiche.

L’evento, spesso definito il “Davos dell’Artico”, ha visto la partecipazione di oltre 2.000 delegati provenienti da più di 60 Paesi, con oltre 200 panel dedicati a cambiamenti climatici, sicurezza, sviluppo sostenibile e scienza diplomatica.

Un ecosistema fragile e nevralgico

L’Artico non è solo ghiaccio e neve: è un ecosistema vitale, custode di biodiversità unica e dimora di otto popoli indigeni, tra cui Sami, Inuit e Nenets. “Le popolazioni indigene sono le prime a essere colpite dal cambiamento climatico. Incendi, disgelo e modifiche agli stock ittici hanno un impatto diretto sui loro mezzi di sussistenza”, ha ricordato Gunn-Britt Retter, responsabile dell’Unità Artico e Ambientale del Consiglio Saami. Nonostante le tensioni geopolitiche, la cultura comune e le sfide ambientali uniscono queste comunità, che rappresentano un patrimonio di conoscenze millenarie essenziale per la gestione sostenibile del territorio.

Il Consiglio Artico, principale forum intergovernativo dell’Artico, ha gradualmente ripreso le attività sospese dopo l’invasione russa dell’Ucraina, con la Norvegia che ha assunto la presidenza al posto della Russia. Kenneth Høegh, presidente degli Alti Funzionari Artici per il Regno di Danimarca, ha sottolineato dal palco di Reykjavík: “Si stanno discutendo progetti e si stanno avviando nuove attività. Il Consiglio Artico è ancora vivo e vegeto. È una struttura insostituibile, unica nel permettere a Stati e popolazioni indigene di sedersi allo stesso tavolo”.

Il ruolo di scienza e diplomazia

La delegazione italiana, guidata dal sottosegretario alla Difesa Isabella Rauti, ha ribadito la centralità della ricerca scientifica e della cooperazione internazionale per la tutela dell’Artico. “Il futuro dell’Artico è il futuro del Pianeta, dobbiamo compiere ogni sforzo per proteggerlo”, ha dichiarato Rauti, evidenziando i rischi legati alla progressiva fusione dei ghiacciai, all’apertura di nuove rotte marittime e allo sfruttamento selvaggio delle risorse, comprese terre rare e materie prime strategiche.

Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), attraverso l’Istituto di Scienze Polari (Cnr-Isp), ha promosso il panel ChangingArctic Systems: Scientific Insights and Sustainable Solutions. Giuliana Panieri, direttrice del Cnr-Isp, ha spiegato: “La scienza non è solo conoscenza, ma anche diplomazia, trust-building e cooperazione. È fondamentale tradurre la ricerca in azioni concrete per la sostenibilità del pianeta, soprattutto in un contesto geopolitico complesso come l’Artico”.

L’impegno italiano si concretizzerà nel prossimo ArcticCircle Rome Forum PolarDialogue, previsto a Roma nel marzo 2026, evento promosso da ministeri e Cnr per facilitare il confronto diretto tra governi e comunità scientifica sulle sfide e opportunità della regione polare.

Uno strumento insostituibile

L’Arctic Circle Assembly 2025 ha ribadito un messaggio chiaro: la sopravvivenza e la gestione sostenibile dell’Artico non sono responsabilità di un singolo Paese, ma di una comunità internazionale che comprende governi, scienziati e popolazioni indigene. In un momento di crescenti tensioni geopolitiche e rapide trasformazioni climatiche, la cooperazione scientifica e il dialogo multilaterale emergono come strumenti insostituibili per proteggere un ecosistema unico e fragile.

Dal ghiaccio che fonde ai mari sempre più navigabili, dall’estrazione di risorse strategiche alle sfide culturali delle comunità indigene, il futuro dell’Artico resta un termometro della capacità del mondo di coniugare sviluppo e tutela ambientale. Come ha sottolineato Kenneth Høegh, presidente degli Alti Funzionari Artici: “Il Consiglio Artico è insostituibile. Continueremo a promuovere il dialogo e la cooperazione, per garantire che questa regione vitale resti viva, vegeta e produttiva per le generazioni future”.

CONDIVIDI
blackieshoot-WdcOlf-Ig4c-unsplash
andrea-ferrario-YjzWVrLELy8-unsplash (1)

Continua a leggere