Dieci anni dopo il suo primo Rapporto, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) torna a fare il punto con parole nette: “Siamo ostinati, non ciechi né stupidi”. Ostinati perché credere nei valori dell’Agenda 2030 resta un atto di fiducia nella civiltà, anche se la realtà spesso li smentisce. Non ciechi, perché i numeri e i conflitti parlano da soli. Non stupidi, perché comprendere la complessità del presente non significa giustificare l’inazione.
Il documento apre ricordando il 2015 come un anno “straordinario”: la firma dell’Agenda Onu, l’Accordo di Parigi e l’enciclica “Laudato sì’” avevano fatto sperare in una svolta globale. Dieci anni dopo, il quadro è capovolto. Guerre, crisi climatiche, disuguaglianze e disinformazione mettono in crisi la pace e la democrazia, pilastri dello sviluppo sostenibile. Eppure l’Asvis insiste: “accelerare” è l’unica strada, anche a costo di sembrare, come scriveva Papa Leone XIII, “degli stupidi che svegliano le coscienze”.
Un mondo che arretra e un’Europa che si contraddice
Il Rapporto Onu 2025 sull’Agenda 2030 fotografa una realtà sconfortante: solo il 18% dei target globali sarà raggiunto entro fine decennio, mentre un altro 18% è addirittura in regresso. Sessantanove conflitti armati attivi, 123 milioni di sfollati, spesa militare record a 2.700 miliardi di dollari: la pace è in caduta libera. Nel frattempo, i fondi Onu per lo sviluppo sono crollati del 30%.
Neppure l’Europa si salva. Da “campionessa della sostenibilità” è scivolata in una zona grigia di contraddizioni. L’Asvis denuncia scelte che smontano i progressi del Green Deal: concessioni al gas liquefatto americano, attenuazione delle regole sulla sostenibilità aziendale, passi indietro sulla tassa sul carbonio e sui vincoli contro la deforestazione. L’Unione promette il taglio del 90% delle emissioni entro il 2040, ma continua a finanziare sussidi dannosi e a rinviare la legge sul clima. “Mentre il mondo si incendia – osserva l’Alleanza – l’Europa discute di competitività più che di sopravvivenza”.
Italia: i numeri della stagnazione
E l’Italia? Il quadro è impietoso. Su 38 obiettivi quantitativi fissati per il 2030, ben 22 – il 58% – non sono raggiungibili. Il Paese arretra su povertà, disuguaglianze, ecosistemi terrestri, istituzioni e partnership. Migliora solo su istruzione, parità di genere, energia pulita, economia circolare e clima, ma senza la velocità necessaria.
Il Rapporto parla chiaro: “L’Agenda 2030 non appare centrale nelle politiche pubbliche e fiscali”. Il Piano Strutturale di Bilancio, osserva l’Asvis, non è stato disegnato pensando agli SDGs. Anche l’Allegato Bes del Governo conferma una prospettiva di stagnazione fino al 2028: redditi in lieve crescita, ma nessun progresso su disuguaglianze, povertà, salute o istruzione. “L’Italia procede al minimo sindacale”, commenta l’Alleanza, “e si illude che basti non peggiorare”.
Tra le priorità indicate ci sono la riforma fiscale, la piena occupazione, la partecipazione femminile, l’equità intergenerazionale e la lotta alla povertà minorile, anche attraverso mense scolastiche gratuite e servizi universali per l’infanzia.
Una governance per il futuro
La chiave, secondo l’Asvis, è una governance lungimirante e partecipata. L’Alleanza propone un Piano di Accelerazione Trasformativa per rimettere l’Italia sul binario della sostenibilità. Cinque le leve su cui agire: governance, economia e finanza, scienza e tecnologia, azione collettiva e sviluppo delle capacità. E sei i campi prioritari: benessere umano, economie eque, sistemi alimentari sostenibili, decarbonizzazione, città resilienti e tutela dei beni comuni ambientali.
Tra le misure operative: introdurre la Valutazione d’Impatto Generazionale delle leggi, rivedere la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile entro il 2026, istituire un’Assemblea Nazionale sul Futuro per coinvolgere i giovani, e varare una Legge sul Clima che porti le rinnovabili al 100% nel settore elettrico entro il 2035. L’Asvis chiede anche di trasformare i sussidi ambientalmente dannosi in incentivi favorevoli, come promesso e mai attuato nel Pnrr.
Il rapporto lega il futuro della sostenibilità alla qualità della democrazia. “Riconciliarsi con l’ambiente”, ricorda citando il presidente Mattarella, “significa anche riconciliarsi con la coesione sociale”. Da qui l’appello a un processo politico aperto, capace di ridare fiducia ai cittadini e spazio alla società civile. L’Italia, denuncia l’Asvis, è l’unico grande Paese europeo senza legge per il voto a distanza: “non si può parlare di partecipazione se metà dei giovani non può votare”.
Nel frattempo, pace e sviluppo devono tornare ad allearsi: il riarmo non può divorare le risorse destinate al futuro. L’Alleanza chiede di rispettare l’impegno Onu a garantire che la spesa militare non comprometta gli investimenti per lo sviluppo sostenibile e propone di portare l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo allo 0,35% del Pil nel 2026, per arrivare allo 0,7% entro il 2030.