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Bagnaia stregato, porta la Ducati a perdere contro se stessa

01.10.2023

Pecco Bagnaia e Jorge Martin si complimentano a vicenda al termine della gara bagnata in Giappne.

Ad agosto erano 62, ora sono appena 3 i punti che separano Martin da Bagnaia. Succede tutto nell’arco di un mese e dieci giorni, portando la Ducati a guardare in faccia una realtà senza precedenti, quella di accettare un possibile campione del mondo che appartiene a un team satellite.

Sembrava fatta. Una vera e propria formalità, il cui solo dubbio riguardava la data del calendario che avrebbe salutato la conferma di Pecco Bagnaia: primo doppio campione MotoGP per due anni di fila dal 2019, quando terminò il lungo dominio di Marc Marquez. E invece il 2023 ha mischiato clamorosamente le carte, in un singolo mese in cui in casa Ducati si è determinata una situazione potenzialmente senza precedenti.

L’epopea di Motegi, dove ha avuto luogo un Gran Premio del Giappone condizionato dal diluvio, per qualche istante aveva prodotto uno scenario impensabile fino a una manciata di settimane fa: Jorge Martin, che pilota anche lui una Ducati (ma quella del team satellite Pramac Racing), aveva messo la freccia nel mondiale. Era successo al sesto giro, quando sotto l’acqua si era preso di prepotenza la testa della gara (solo tre passaggi prima era nono!) ai danni del momentaneo leader Aleix Espargaró. Già due curve dopo Bagnaia aveva rimediato, superando a sua volta l’Aprilia numero 41 e tornando a +3. Ma il duello ormai è aperto, e promette di infiammare il campionato fino alla sua conclusione.

E dire che tutto sembrava saldo nelle mani di Bagnaia appena ad agosto, mese contemporaneamente ancora vicino e già lontanissimo: era domenica 20 quando Pecco dominava in Austria, conquistando Sprint Race prima e Gran Premio poi. Martin in classifica era secondo, proprio come ora, ma a -62 punti. Poi un’altra Ducati, quella del Team VR46 affidata a Marco Bezzecchi. Che per la cronaca continua ad essere terzo, a -54. Ciò che è davvero cambiato, però, è il rendimento dello spagnolo.

Per Bagnaia, infatti, dopo le gioie estive è arrivato il brusco risveglio settembrino: due 0 in classifica, a Barcellona e in India. Ma, soprattutto, Martin è diventato inarrestabile. Un pilota che, fino ad allora, in 20 prove iridate (Sprint Race + Gran Premi) aveva occupato il gradino più alto del podio solo 3 volte, in un solo mese ha vinto 5 volte su 8. Anzi, per essere ancora più precisi: nelle ultime 6 prove è arrivato 5 volte primo e una secondo.

Non stupisce del tutto, peraltro, l’atteggiamento di sollievo mostrato da Bagnaia dopo il secondo posto di Motegi e la confermata leadership mondiale: in Giappone, è innegabile, poteva finire anche peggio. Intanto il settembre stregato di Pecco è finito, e ci sono ancora sei weekend di gara per rifarsi o per soccombere. Un’infinità. E di fatto una nuova mini-stagione, che inizierà in Indonesia.

Bagnaia è chiamato al riscatto, in un campionato dai detrattori indicato come un malcelato monomarca Ducati. Ma intanto Martin, da vaga minaccia a -62 punti, si è tramutato in un serissimo candidato all’iride. Oltre che al primo, potenziale campione del mondo di un team satellite da quando la MotoGP si chiama così (2002). Una primizia assoluta che farebbe esultare Gino Borsoi e probabilmente non farebbe storcere nemmeno troppo il naso dalle parti di Borgo Panigale. Ma ridimensionerebbe non poco quel SuperPecco che solo un mese fa tutti vedevano come il presente radioso e il futuro garantito del motociclismo italiano.

Credito fotografico: Prima Pramac Racing

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