Il centro storico di Roma e il quartiere Prati si preparano a una piccola rivoluzione. Dopo anni di discussioni, rinvii e soluzioni provvisorie, arriva una riorganizzazione profonda del commercio su suolo pubblico che punta a ridurre la presenza degli ambulanti nelle aree più delicate e a ridisegnare l’intero sistema delle bancarelle, dei mercati e dei chioschi. Un intervento che tocca oltre mille postazioni e che promette di cambiare il volto di alcune delle zone più frequentate della città.
Stop alle bancarelle nei luoghi simbolo
La scelta più netta riguarda le piazze più note. Non ci saranno più ambulanti a Fontana di Trevi, piazza di Spagna, piazza Risorgimento, piazza Pia e nelle aree attorno ai grandi monumenti. Stessa linea anche per strade ad alta densità commerciale come via Cola di Rienzo e via Ferrari, dove le bancarelle vengono considerate ormai incompatibili con il contesto urbano. L’idea di fondo è liberare visuali, alleggerire i flussi pedonali e restituire spazio a residenti e visitatori.
Non è una cancellazione indiscriminata, ma una redistribuzione. Molti operatori vengono spostati in zone ritenute più adatte o indirizzati verso i mercati rionali. Alcune bancarelle finiscono in strade secondarie, altre confluiscono in mercati già esistenti, spesso vicino a fermate della metro o a servizi pubblici. Vengono così resi definitivi anche spostamenti avviati negli anni scorsi, mettendo fine a una lunga fase di incertezza.
Mercati rionali più identità e meno caos
Il piano punta molto sui mercati, che dovrebbero tornare a essere luoghi riconoscibili e non semplici contenitori indistinti. In alcuni casi si introducono nuove tipologie di banchi, in altri si recuperano funzioni tradizionali come la vendita di prodotti freschi, ittici o agricoli. In alcune aree storiche viene rafforzata anche l’attenzione alla qualità dell’offerta, con l’obiettivo di rendere i mercati più attrattivi sia per i residenti sia per chi arriva da fuori.
Una stretta riguarda anche camion bar e urtisti, da anni al centro delle polemiche per l’impatto visivo e l’occupazione degli spazi. In diverse zone sensibili le postazioni vengono dichiarate incompatibili, in particolare lungo gli assi monumentali e nelle aree più affollate. La direzione è: meno concessioni automatiche e più selezione, per evitare concentrazioni difficili da gestire.
Tradizione sì, ma con qualche novità
Tra gli aspetti più curiosi spuntano le nuove regole per alcune attività storiche, come i caldarrostai, che dovranno adeguarsi a postazioni standardizzate e meno invasive, anche dal punto di vista energetico. Prevista anche una riorganizzazione delle edicole, con l’assegnazione di nuove concessioni, nel tentativo di rimettere ordine in un settore in difficoltà ma ancora considerato parte del tessuto urbano.
La riforma nasce con l’ambizione di tenere insieme due esigenze spesso contrapposte: il decoro della città e la tutela del lavoro. Il vero banco di prova sarà l’applicazione concreta delle regole e la capacità di farle rispettare nel tempo. Se funzionerà, il centro di Roma potrebbe finalmente liberarsi da un caos stratificato negli anni.
