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Economia

Bankitalia: ad aprile calo tassi mutui ma per imprese salgono ancora

11.06.2024

E non si arresta la generale contrazione del credito: -2,2% annuo

Roma, 11 giu. (askanews) – Prosegue il calmieramento dei tassi sui nuovi mutui in Italia, mentre una settimana fa la Banca centrale europea ha operato un primo limitato taglio sui tassi di interesse di riferimento. Ma sui prestiti al consumo e credito alle imprese non si verificano attenuazioni significative, anzi per queste ultime ad aprile i tassi sono addirittura saliti. E intanto in generale continua la contrazione del credito bancario nella Penisola. È la fotografia scattata dall’ultima statistica “Banche e moneta: serie nazionali”, pubblicata dalla Banca d’Italia.

Ad aprile i tassi di interesse sui prestiti erogati alle famiglie per l’acquisto di abitazioni (Tasso Annuale Effettivo Globale, o Taeg) si sono collocati al 4,09 per cento, a fronte del 4,21 di marzo). Il tasso medio sulle nuove erogazioni di credito al consumo si è invece attestato quasi immutato al 10,59 per cento, dal 10,61 nel mese precedente.

E secondo la rilevazione di Bankitalia itassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono stati pari al 5,30 per cento, a fronte del 5,26 a marzo, quelli per importi fino a 1 milione di euro sono stati pari al 5,70 per cento, mentre i tassi sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia si sono collocati al 5,04 per cento. I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari all’1,04 per cento (come nel mese precedente).

L’istituzione di Via Nazionale riferisce poi che ad aprile i prestiti al settore privato sono complessivamente diminuiti del 2,2 per su base annua, dopo un meno 2,4 per cento nel mese precedente). I prestiti alle famiglie si sono ridotti dell’1,2 per cento (-1,4 nel mese precedente) mentre quelli alle società non finanziarie si sono ridotti del 3,4 per cento (-3,9 nel mese precedente). I depositi del settore privato sono diminuiti dell’1,6 per cento. Invece ha ulteriormente accelerato la raccolta obbligazionaria, con un più 21,6 per cento (dal più 18,7 annuo di marzo).

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