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Spettacolo

Bellucci: interpretare Maria Callas grande piacere e un po’ doloroso

20.10.2023

Alla Festa di Roma presenta il film sullo spettacolo teatrale

Roma, 20 ott. (askanews) – È la grande protagonista della Festa del Cinema: dopo aver presentato “Diabolik chi sei?” e aver sfilato sul tappeto rosso con il compagno Tim Burton, a Roma Monica Bellucci ha portato il documentario “Maria Callas: lettere e memorie”, diretto da Tom Volf e Yannis Dimolitsas. Un film in bianco e nero che racconta tra palcoscenico, dietro le quinte, identificazioni e sovrapposizioni il lavoro teatrale che l’attrice ha fatto per interpretare Maria Callas. Immagini raccolte durante il tour internazionale dello spettacolo teatrale “Maria”, che ha portato la Bellucci in giro per il mondo dal novembre 2019 al gennaio 2023.

“E’ un’artista che mi ha fatto entrare attraverso le lettere, le memorie, nel suo mondo, quello più privato, quello più intimo – ha detto Bellucci – sentivo quasi che potevo toccare la sua anima. Soprattutto questa dualità tra questa diva, divina, una grande artista e allo stesso tempo una donna con un cuore semplice. Era non solo la più grande soprano di tutti i tempi, una delle più grandi soprano di tutti i tempi, ma proprio una donna che ha avuto il coraggio di vivere le sue emozioni fino in fondo”. Tra materiale di archivio della Divina, rappresentazione teatrale e la testimonianza delle reali emozioni di Monica, per esempio quando entra nella casa della Callas o dopo l’ultima replica dello spettacolo, si sviluppa un gioco di specchi intenso e toccante. “Quello che porto con me è una grande emozione perché comunque questa donna mi ha toccata profondamente, quindi la porterò sempre con me. Ma anche ho imparato un rapporto nuovo con il pubblico, che è quello del teatro. Mi è piaciuto molto, è una cosa che ho vissuto con grande piacere ma anche un po’ di dolore”.

Ora Bellucci sta girando il nuovo film di Marjane Satrapi. Alla domanda se tornerà a recitare in teatro dopo questa prima esperienza con “Maria” l’attrice ha risposto: “Sì, ma non subito, perché comunque tre anni e mezzo di tournée mondiale in tre lingue è stato un lavoro molto grande”.

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