27 Novembre 2025
/ 26.11.2025

Black Friday, il lato oscuro degli sconti

Tra logistica sotto pressione e impatti ambientali, il venerdì è sicuramente nero per l’ambiente. Ma un modello alternativo e sostenibile già c’è: serve solo più consapevolezza

È un rituale globale che nel giro di pochi giorni spinge milioni di persone verso acquisti programmati e non. Sì, stiamo parlando proprio di lui, del Black Friday, osannato e attesissimo, che dietro la promessa di sconti imperdibili nasconde un conto salatissimo da pagare, quello ambientale.

Secondo le stime elaborate da ClimateSeed, una startup specializzata in misurazione e riduzione delle emissioni, durante la settimana del “venerdì nero” il trasporto su gomma in Europa emette nell’atmosfera oltre un milione di tonnellate di CO₂, il 94% in più rispetto a una settimana media. Basti pensare che, solo in Italia, se consideriamo anche l’e-commerce si sfiorano 500 mila tonnellate di anidride carbonica: in altri termini, l’equivalente delle emissioni annue di una città di medie dimensioni.

Numeri impressionanti, dunque, che sommati al successivo periodo natalizio – quando le emissioni arrivano a crescere fino al 130% – concludono l’anno non nel migliore dei modi per l’ambiente.

Logistica sì, ma non solo

A pesare in particolare è la logistica, ma esiste un altro impatto, legato a quello che compriamo e come lo compriamo. A ricordarlo è Eva Alessi, responsabile sostenibilità del Wwf, che mette in chiaro che il problema non sono sicuramente gli sconti in sé, che anzi fanno comodo e, perché no, anche piacere, ma l’impulso all’acquisto compulsivo che alimentano. “La corsa allo sconto inaugura la stagione dello shopping, ma per noi inaugura anche una stagione di grandi impatti sulla natura”, spiega. Impatti che iniziano ben prima del trasporto: “Per ogni categoria di prodotti abbiamo analizzato ciò che spesso non si vede, ciò che ai consumatori è meno noto”. E il quadro che emerge non è incoraggiante.

Prendiamo la cosmesi: “Abbiamo iniziato dal rossetto, un’icona del settore. Molti prodotti contengono squalene o squalano, sostanze che possono provenire dagli squali. E quando si compra da siti extra-europei, dove non esistono le restrizioni dell’Unione Europea, è molto probabile che questa sostanza non sia di origine vegetale”. Le conseguenze sono pesanti: “L’utilizzo di squalene comporta l’uccisione di oltre 3 milioni di squali, predatori fondamentali per l’equilibrio degli ecosistemi marini”. E da qui, l’appello: imparare a leggere le etichette, informarsi sulla provenienza degli ingredienti, evitare prodotto con prezzi irrealisticamente bassi, che spesso nascondono catastrofi non solo ambientali, ma anche umane.

Analogamente, criticità simili emergono nel settore tessile: “Quando compriamo un piumino non pensiamo all’origine dell’imbottitura”, afferma Alessi. “Molto spesso le piume derivano da spiumatura in vivo, una pratica cruenta. Cercare prodotti cruelty free o imbottiture riciclate è un gesto semplice ma fondamentale”. E ancora, l’elettronica, uno dei comparti più acquistati durante il Black Friday: “All’interno dei devices ci sono molti materiali preziosi, come cobalto e terre rare, che spesso sono estratti in condizioni ambientali e umane devastanti. E quando acquistiamo un nuovo smartphone o un nuovo dispositivo, dobbiamo iniziare anche a chiederci cosa faremo di quello vecchio. E iniziare ad acquistare non per moda ma per necessità”.

I consumatori sono protagonisti o complici?

Tirando le somme, dunque, l’impatto individuale non è secondario: “Il consumatore non solo può, ma deve fare qualcosa”, sottolinea Alessi. E indica una serie di passi concreti che ciascuno di noi può fare: “Ad esempio, un primo passo è imparare a leggere le etichette. Se l’etichetta manca di trasparenza, quel prodotto non andrebbe acquistato. Il cotone, per esempio, ha spesso la certificazione Gots o Organics, oppure se acquistiamo un anello anche quello può essere certificato, come Fair Mind”.

Prosegue: “Quindi prima di tutto certificazioni ed etichetta trasparente, poi informarsi sui prodotti. Prendiamo ad esempio le candele: se acquistiamo una candela di paraffina, sicuramente andrà a peggiorare la qualità dell’aria. Possiamo scegliere una candela fatta con materiali vegetali, come olio di cocco, di palma, cera d’api, stoppini in cotone… Le alternative ci sono. Infine, il consumatore può dedicarsi al vintage o al second hands, che ora è messo a disposizione da molti marchi. Comprare prodotti usa e getta, di breve durata, è uno spreco non solo economico, ma anche per il pianeta”.

Ma il vero nodo riguarda l’acquisto compulsivo, incentivato dagli sconti e amplificato dalla facilità dei resi. Perché è proprio qui, nella possibilità di rendere il prodotto gratuitamente, che si concentra uno degli impatti maggiori: “In questo senso – commenta la responsabile della sostenibilità Wwf – il Black Friday amplifica moltissimo gli impatti. Negli acquisti online, il tasso di resi è quattro volte più alto rispetto agli acquisti in negozi fisici. E ogni reso è un viaggio aggiuntivo, spesso su gomma. Inoltre una parte dell’invenduto viene distrutta: una forma di spreco all’ennesima potenza”. A ciò, si aggiungano problemi di smaltimento, sovraccarico di packaging e un consumo enorme di risorse energetiche e umane.

Un Black Friday sostenibile è possibile?

Nonostante tutto, un Black Friday sostenibile non solo è possibile, ma esiste. “Tutti abbiamo la necessità di approfittare degli sconti”, riconosce Alessi, “l’importate è acquistare qualità e farlo con responsabilità”. Anche il Wwf, ad esempio, ha uno shop online, ma punta sulla sostenibilità, non solo garantendo la qualità del prodotto, ma introducendo il sistema dei resi a pagamento per evitare l’acquisto compulsivo. Una politica, questa, che molte aziende iniziano a valutare, insieme alla riduzione degli imballaggi e a sistemi di consegna più efficienti. Ma serve anche un cambiamento culturale: “Il Wwf, in questo senso, porta avanti un progetto, Our Future, che aiuta le persone a imparare a scegliere, a leggere le etichette e a informarsi: perché la sostenibilità inizia anche da qui, dalla consapevolezza”, conclude Alessi.

Insomma, il Black Friday  è solo un catalizzatore di comportamenti che durano tutto l’anno, come corse frenetiche allo shopping, sostituzione troppo rapida dei prodotti, scarsa attenzione alla filiera. E cambiare questo modello richiede interventi coordinati tra istituzioni, aziende e consumatori. Perché in fondo, quella che dobbiamo porci, è una semplice domanda: sappiamo davvero cosa stiamo comprando?

Dal consumo alla cura: la proposta di NaturaSì

In questa prospettiva acquista un significato ancora più concreto l’iniziativa “Sì alla spesa consapevole” di NaturaSì, che sceglie di trasformare il Black Friday in un gesto di cura verso la terra. Il meccanismo è semplice: non si applicano sconti, ma il 3% del valore di tutti gli acquisti del 28 novembre viene donato da EcorNaturaSì — senza costi per il cliente — a nove aziende agricole biologiche selezionate per il loro impegno nella tutela della biodiversità e della fertilità del suolo. Un modo per sostenere chi rigenera gli ecosistemi mentre si fa la spesa quotidiana, dimostrando che il consumo può diventare uno strumento di cambiamento reale, capace di generare benefici misurabili sul territorio.

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