Come era facilmente prevedibile, una volta esclusa la possibilità dell’attacco informatico, si è delineata l’ipotesi di un elemento che, nel sistema elettrico spagnolo, ha ceduto. Le spiegazioni, a distanza di poche ore dal blackout, si succedono rapidamente. Nel pomeriggio sembrava che fosse stata una centrale solare a smettere di funzionare correttamente provocando una riduzione dell’offerta elettrica che ha sbilanciato la rete. Poi è arrivato un comunicato di Euroelectric che ha corretto il tiro: “C’è stato un problema a una linea elettrica che collega la Catalogna francese a quella spagnola. Il guasto ha innescato un effetto domino, interrompendo la fornitura di energia elettrica non solo in Spagna, ma anche in Portogallo, Andorra e in alcune zone della Francia”. L’effetto è stato un uno-due pugilistico. La rete ha oscillato, si è ripresa per un attimo, ed è andata al tappeto.
Ma solo chi ha scarsa dimestichezza con la complessità della rete elettrica di un grande Paese che ormai, grazie al sistema delle interconnessioni, ha collegamenti continentali, può immaginare che la responsabilità della messa al tappeto di un sistema elettrico così articolato possa essere addebitata a un singolo elemento. Da molti anni le grandi aziende che gestiscono le reti lavorano in direzione opposta, presupponendo che un problema arrivi e che occorra superarlo: l’obiettivo principale è la crescita della resilienza.
La resilienza, cioè la capacità di superare le difficoltà, è indispensabile perché lo scenario non è sereno.
Ci sono infatti varie possibilità:
- una concentrazione troppo alta della domanda in un singolo momento;
- un guasto in una delle centrali, perché il numero delle centrali cresce continuamente;
- un atto ostile, un sabotaggio;
- gli estremi climatici sempre più esasperati facciano andare in tilt uno degli elementi della rete (in Sicilia abbiamo visto fondere i cavi interrati).
Dunque la regola numero uno di una rete che funziona bene è il bilanciamento, la capacità di soccorso, la possibilità di evitare che un guasto in un’area si propaghi all’intero sistema (serve l’equivalente delle linee tagliafuoco in un incendio). È questo che evidentemente in Spagna è mancato e che sarà al centro dell’indagine annunciata dal governo.
Proprio la scorsa settimana, l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) aveva chiarito che i governi devono prendere seriamente l’investimento nelle reti elettriche: “I responsabili politici devono soppesare i costi iniziali più elevati di un’infrastruttura più resiliente con i benefici derivanti dalla riduzione delle interruzioni dell’approvvigionamento energetico”. Nello stesso documento, l’IEA ha anche detto che i combustibili fossili contribuiscono in modo significativo all’instabilità energetica.
Ma dopo aver analizzato perché è arrivato il colpo, si tratta di capire perché l’effetto è stato così forte. E qui entra in gioco l’agilità del sistema. “Questo grave blackout ha mostrato alcune delle debolezze più evidenti del nucleare”, denuncia Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace. “Intorno alle cinque del pomeriggio di oggi, quando la generazione elettrica cominciava a diffondersi nuovamente in tutta la penisola, le fonti rinnovabili stavano già generando il 90% dell’elettricità sulla rete, dimostrando ancora una volta la loro grande flessibilità. Nel frattempo, la Spagna stava (e sta ancora 24 ore dopo) aspettando che le centrali nucleari completassero il loro lento avviamento. Questa rigidità del nucleare è incompatibile con i più moderni modelli di gestione, che richiedono un’enorme agilità nelle fonti”.
È sostanzialmente questo anche il giudizio del premier spagnolo Pedro Sanchez, che ha promesso di far tesoro di questa esperienza per rafforzare in sistema elettrico nazionale. Le rinnovabili sono già a buon punto, forniscono il 56% dell’elettricità del Paese. C’è da rafforzare il sistema degli accumuli che costituiscono uno degli aspetti più innovativi della transizione energetica e che in California sono arrivati a dare in alcuni momenti oltre un terzo dell’elettricità necessaria.
Quanto agli attacchi di Vox, il partito di estrema destra che cavalca l’onda anti green e che imputato il blackout alle rinnovabili, Sanchez li ha liquidati in poche parole: “Il nucleare non è stato più resiliente. Se avessimo avuto una maggiore dipendenza dall’energia nucleare, la ripresa non sarebbe stata così rapida come quella che stiamo vivendo”.