Rinnovabile, partecipato, flessibile: il futuro del mercato elettrico italiano prende forma in queste tre parole. Lo fotografa l’Electricity Market Report 2025 del Politecnico di Milano, che registra una crescita senza precedenti delle Comunità Energetiche Rinnovabili (Cer) e delle configurazioni di autoconsumo collettivo. In un solo anno, le iniziative sono passate da 46 a 876, quasi 19 volte di più, segno di un modello energetico che comincia davvero a radicarsi nei territori.
La quota di rinnovabili sul totale della produzione elettrica nazionale continua a salire (49% nel 2024 contro il 35% del 2015), ma resta ancora distante dal 63% previsto dal Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima) al 2030. A frenare sono l’eccesso di burocrazia e la lentezza dei procedimenti: costituire una Cer può richiedere da 12 a 27 mesi, anche se il potenziamento di comunità già esistenti riduce i tempi a circa un anno. Ad accelerare è la spinta che viene dal basso: cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni che si uniscono per produrre e condividere energia pulita.
La strada è lunga
Risultano 421 comunità energetiche attive su 876 configurazioni totali di autoconsumo. Lombardia e Piemonte restano in testa con 141 e 114 realtà, seguite da Sicilia (104), Veneto (87), Trentino-Alto Adige (59), Emilia-Romagna (55), Puglia e Campania (37), Toscana (35). Una diffusione che mostra come il modello delle Cer stia mettendo radici anche nel Sud e nelle regioni meno popolose, dove la densità di comunità per abitante è addirittura più alta.
Il passo avanti è significativo ma la strada è lunghissima: la potenza complessiva coperta da configurazioni di autoconsumo è di appena 83 MW, a fronte dei 5 GW previsti dal contingente nazionale. Secondo Davide Chiaroni, vicedirettore dell’Energy&Strategy Group, “nel migliore degli scenari potremmo arrivare a 2,7 GW entro il 2028”.
Un mercato più flessibile e intelligente
L’evoluzione del sistema elettrico non riguarda comunque solo la produzione, ma anche la flessibilità. Dopo anni di sperimentazioni, i progetti pilota sulle Unità Virtuali Abilitate (Uva) e sulla flessibilità locale iniziano a mostrare risultati concreti. Come sottolinea Vittorio Chiesa, direttore di Energy&Strategy, “il mercato dovrà essere rinnovabile, partecipato e flessibile, capace di integrare la non programmabilità di alcune fonti verdi con sistemi di stoccaggio e reti intelligenti”.
Anche sul fronte dei sistemi di accumulo il 2025 segna una svolta. In Italia sono già oltre 700 mila gli impianti elettrochimici installati (+200 mila in un anno), per una capacità complessiva di 13 GWh, quasi raddoppiata rispetto al 2023. E, dopo il boom del fotovoltaico domestico sostenuto dal Superbonus, cresce ora rapidamente la quota di storage centralizzato.
A metà 2025 l’Italia conta 80 GW di potenza rinnovabile installata. Ma per centrare gli obiettivi del Pniec al 2030 servirà salire a 131 GW installati e avere +75% di produzione elettrica (rispetto ai 130 TWh prodotti nel 2024). La direzione è quella giusta, ma serve accelerare: meno ostacoli burocratici, più informazione e investimenti nelle reti e negli accumuli.