18 Luglio 2025
/ 17.07.2025

Brasile, appello a Lula: “Ferma la legge contro l’ambiente”

Il Congresso brasiliano ha approvato una riforma che facilita il rilascio di autorizzazioni ambientali, suscitando forti critiche da Ong e autorità ambientali. La legge, vista come un pericoloso arretramento nella tutela dell’ambiente, divide il governo Lula, proprio mentre il Brasile si prepara a ospitare la COP30. Ora spetta al presidente decidere se promulgarla o opporre il veto

Nella notte di giovedì 11 luglio, la Camera dei Deputati del Brasile ha approvato in via definitiva una controversa riforma del sistema di autorizzazioni ambientali. Con 267 voti favorevoli e 116 contrari, il Congresso ha dato il via libera a un testo che, secondo critici e ambientalisti, potrebbe compromettere decenni di politiche di tutela ambientale. L’approvazione arriva in un momento particolarmente delicato: il Brasile si prepara infatti a ospitare, nel novembre 2025, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP30) nella città amazzonica di Belém.

Cosa prevede la nuova legge

Il provvedimento prevede una significativa semplificazione delle procedure per il rilascio delle licenze ambientali, introducendo eccezioni per opere considerate strategiche a livello nazionale e permettendo, in alcuni casi, il rilascio delle autorizzazioni sulla base di una semplice autodichiarazione di impegno da parte delle imprese.

Questa deregolamentazione si applica a una vasta gamma di progetti, incluse infrastrutture stradali, opere idrauliche e interventi nel settore agricolo. I sostenitori della riforma, in particolare parlamentari legati al settore agroindustriale, sostengono che la burocrazia ha finora rallentato lo sviluppo del Paese.

“Non c’è una virgola che metta in pericolo l’ambiente. Stiamo solo cercando di sconfiggere la burocrazia”, ha dichiarato il relatore del testo Zé Vitor, deputato del Partito Liberale, formazione dell’ex presidente Jair Bolsonaro.

Le reazioni: “Un disastro ambientale annunciato”

Le reazioni delle organizzazioni ambientaliste non si sono fatte attendere. L’Osservatorio del Clima, rete che riunisce decine di Ong brasiliane, ha definito il provvedimento “il più grande passo indietro legislativo in materia ambientale dalla fine della dittatura militare”. Greenpeace Brasile ha parlato di “progetto della devastazione” e ha esortato il presidente Lula a non promulgare la legge.

Anche Ibama (Instituto Brasileiro do Meio Ambiente e dos Recursos Naturais Renováveis), l’autorità ambientale federale, ha espresso una netta opposizione, annunciando che impugnerà la norma di fronte alla Corte Suprema per presunta incostituzionalità. “La nuova legge mina i principi fondamentali della tutela ambientale previsti dalla Costituzione”, ha dichiarato Rodrigo Agostinho, presidente di Ibama.

Il ministero dell’Ambiente, guidato da Marina Silva, ha definito la legge un “colpo mortale” alla protezione ambientale del Paese, sottolineando i rischi per la biodiversità e gli ecosistemi già minacciati da deforestazione, incendi e cambiamenti climatici. Di parere opposto il Ministero dell’Agricoltura, che ha sostenuto il testo come necessario per stimolare investimenti e modernizzazione infrastrutturale.

Un Lula diviso tra ambiente e sviluppo

Il presidente Lula, artefice del ritorno del Brasile nel consesso internazionale come attore impegnato nella lotta alla crisi climatica, non si è ancora espresso ufficialmente sulla legge. La sua firma è necessaria per promulgarla, ma potrebbe anche porre il veto, almeno parziale, come già avvenuto in passato su temi sensibili.

Il leader del Partito dei Lavoratori si trova ora a un bivio: da un lato l’impegno per un Brasile “verde” proiettato verso la COP30, dall’altro la spinta interna per accelerare la crescita economica attraverso grandi opere e progetti industriali. Emblematico è il caso del progetto di esplorazione petrolifera al largo dell’Amazzonia, sostenuto dal governo ma ancora bloccato da Ibama per l’impatto ambientale potenziale.

Secondo Folha de São Paulo, il presidente sarebbe orientato a una “mediazione” per non incrinare l’unità interna del governo, già messo alla prova dalla spaccatura tra i ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura.

COP30 a Belém: un banco di prova globale

La tempistica della riforma aggrava le preoccupazioni internazionali: tra meno di quattro mesi il Brasile ospiterà la COP30, uno degli appuntamenti più rilevanti nel calendario climatico mondiale. La scelta di Belém, nel cuore dell’Amazzonia, era stata letta come un segnale forte della volontà del governo Lula di riportare il Brasile al centro del dibattito ecologico, dopo gli anni di negazionismo climatico dell’era Bolsonaro.

“Approvare una legge che riduce le tutele ambientali alla vigilia della COP è un messaggio pericoloso e contraddittorio per la comunità internazionale”, ha affermato Suely Araújo, analista senior dell’Osservatorio del Clima ed ex presidente di Ibama.

L’ultima parola spetta ora al presidente Lula. Una decisione che peserà non solo sul futuro ambientale del Brasile, ma anche sull’esito della COP30 e sul ruolo che il Paese intende giocare nella sfida globale alla crisi climatica.

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