31 Luglio 2025
/ 29.07.2025

Brutte notizie dall’Italia: energia in stallo, emissioni in risalita

Nel primo semestre 2025 le emissioni di CO₂ in Italia sono tornate a salire (+1,3%), nonostante i consumi energetici complessivi siano rimasti pressoché invariati. Cresce il consumo di fonti fossili. Paghiamo lo scatto del freno alle rinnovabili

Dopo due anni e mezzo di progressiva decarbonizzazione, il primo semestre del 2025 segna un’inversione di rotta: le emissioni di CO₂ in Italia sono tornate a salire (+1,3%), nonostante i consumi energetici complessivi siano rimasti pressoché invariati. Lo segnala con chiarezza l’ultima Analisi trimestrale del sistema energetico nazionale di ENEA, che tratteggia un quadro tutt’altro che incoraggiante per la transizione ecologica. A fronte di consumi sostanzialmente stabili, il dato sulle emissioni suggerisce una crescente dipendenza da fonti fossili, in particolare dal gas naturale, aumentato del 6% rispetto allo stesso periodo del 2024, complice un inverno più rigido del normale.

Prezzi alle stelle, competitività a rischio

Non va meglio sul fronte economico. L’energia elettrica in Italia ha avuto un prezzo medio di 120 €/MWh nel primo semestre 2025, quasi il doppio rispetto a Spagna (62 €/MWh) e Francia (67 €/MWh). Una distorsione che pesa sulla competitività dell’industria nazionale, in particolare nei settori energivori, dove la produzione resta inferiore di oltre il 10% rispetto al resto della manifattura. La causa è una struttura di mercato ancora troppo dipendente dal gas, che resta il principale driver di prezzo, mentre negli altri Paesi europei cresce l’impatto delle rinnovabili sul mercato all’ingrosso.

Rinnovabili in affanno: bene solo il fotovoltaico

Il fronte delle rinnovabili, che dovrebbe essere il motore della transizione, mostra segni di cedimento. Nel primo semestre, la produzione idroelettrica è crollata del 20% e quella eolica del 12%. Unico segnale positivo arriva dal fotovoltaico, che cresce del 23%, sostenuto dall’incremento della capacità installata (+3,3 GW). Ma non basta: la generazione elettrica complessiva da fonti rinnovabili cala del 3%, un dato che conferma l’insufficienza degli investimenti e la lentezza nell’espansione delle reti e dei sistemi di accumulo.

Il termometro della transizione energetica è in caduta

L’indice ISPRED di ENEA, che misura lo stato della transizione energetica in base a prezzi, sicurezza e decarbonizzazione, segna un pesante -25%. Il peggioramento è dovuto soprattutto all’andamento delle emissioni, che invece di diminuire, come imposto dal traguardo europeo del 2030, stanno tornando a salire. Il ricercatore ENEA Francesco Gracceva lancia l’allarme: “Nei prossimi cinque anni, le emissioni dovranno scendere del 6%, quasi il doppio di quanto fatto negli ultimi tre anni. Se si prosegue con l’attuale ritmo, il target del 2030 verrà raggiunto con almeno cinque anni di ritardo”.

Europa in difficoltà, Italia peggio

Il quadro italiano si inserisce in un contesto europeo analogo, ma leggermente meno grave. Anche nell’area euro i consumi restano fermi, mentre le emissioni complessive non calano. Aumenta l’uso del gas (+5%) per effetto dell’inverno freddo, cala la produzione da rinnovabili (-3%) e sale il contributo del nucleare (+2%) grazie soprattutto alla Francia. Anche a livello continentale, il solo fotovoltaico riesce a registrare un incremento significativo (+20%), ma non sufficiente per invertire la tendenza generale. Secondo ENEA, l’Europa dovrebbe ridurre le emissioni del 7% all’anno per restare sulla traiettoria climatica stabilita. Il ritmo attuale, invece, è quello di un pericoloso immobilismo.

Gas protagonista, anche grazie al rigassificatore di Ravenna

Una delle poche note positive, sul piano della sicurezza energetica, è il debutto del nuovo rigassificatore di Ravenna, che tra maggio e giugno ha reso il GNL la prima fonte di approvvigionamento del gas italiano (35% del totale), superando l’import dall’Algeria. Ma anche qui si nasconde un’insidia: l’aumento del GNL rafforza il ruolo del gas nella generazione elettrica, consolidando il modello attuale invece di sostituirlo.

Prezzi zero altrove, ma non in Italia

In buona parte d’Europa si stanno moltiplicando le ore in cui l’energia ha prezzo nullo o negativo: in Spagna si arriva a una media di oltre 6 ore al giorno, un effetto collaterale dell’abbondante produzione da rinnovabili. In Italia, invece, le ore a prezzo zero rappresentano appena lo 0,5% del totale nella zona Sud. È la prova, secondo ENEA, che il nostro mercato elettrico resta bloccato da un mix energetico troppo dipendente dal gas e ancora incapace di valorizzare a pieno l’intermittenza del solare.

Conclusione: allarme rosso per la rotta climatica

In sintesi, il primo semestre del 2025 rappresenta un campanello d’allarme: l’Italia non solo sta rallentando nella corsa alla decarbonizzazione, ma rischia di deragliare del tutto. Le emissioni tornano a salire, le rinnovabili rallentano, i prezzi restano insostenibili e il sistema elettrico fatica a cambiare passo. Se non si interviene in modo deciso e strutturale, il 2030 potrebbe trasformarsi da traguardo possibile a promessa mancata.

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