25 Luglio 2025
/ 23.07.2025

Caccia, bufera sul ddl: “Audizioni ostaggio delle lobby venatorie”

Avs e Movimento 5 Stelle protestano contro la maggioranza: “Ambientalisti esclusi, il mondo venatorio protagonista”

Il disegno di legge 1552 sulla caccia, in discussione al Senato, si è trasformato in un caso politico e istituzionale. Le audizioni parlamentari che dovrebbero raccogliere le voci della società civile si stanno svolgendo, secondo le opposizioni, in modo profondamente sbilanciato: “Ancora una volta a danno delle associazioni ambientaliste e animaliste”.

La denuncia arriva dal Movimento 5 Stelle, per voce dei parlamentari del Comitato Pianeta 2050. In una nota congiunta firmata da Sergio Costa, Alessandro Caramiello, Carmen Di Lauro, Ilaria Fontana e Gisella Naturale, si legge: “Prosegue la farsa delle audizioni sul disegno di legge per la riforma della normativa sulla caccia in corso al Senato, ancora una volta a danno delle associazioni ambientaliste e animaliste, quelle cui dovrebbe essere data priorità di ascolto. Dopo lo sgarbo istituzionale della scorsa settimana, con convocazioni in tarda serata, il calendario di questa settimana conferma l’ennesimo squilibrio: prevalgono nettamente le sigle vicine al mondo venatorio, mentre chi difende l’ambiente e gli animali resta ancora una volta relegato ai margini”.

Una denuncia netta, che va ben oltre il merito del provvedimento e investe le modalità stesse con cui si sta cercando di riformare una materia delicata e divisiva come la caccia. “Avevamo chiesto un confronto trasparente e paritario – continua la nota del M5S – ma la maggioranza continua a ignorarlo, dimostrando ancora una volta di essere ostaggio delle lobby della caccia. Un copione già visto, che conferma la subalternità politica e culturale di questo governo agli interessi più retrogradi”.

L’ombra della deregulation

Sulla stessa linea l’Alleanza Verdi-Sinistra, che parla apertamente di “deregulation venatoria” e punta il dito contro un processo viziato all’origine. I capigruppo Luana Zanella e Peppe De Cristofaro, in una dichiarazione riportata dalle agenzie, sottolineano: “L’offensiva scatenata dalla Destra contro gli animali selvatici è condotta anche con le audizioni sull’ormai famoso disegno di legge 1552 di deregulation venatoria. Mentre sono state audite solo quattro associazioni ambientaliste, è molto ricco il parterre dei prossimi giorni di parte armiero-venatoria, anche sotto duplicate forme”.

Il riferimento di Avs è alla cosiddetta “Cabina di regia del mondo venatorio”, che riunisce tutte le principali associazioni dei cacciatori (Italcaccia, Arcicaccia, Enalcaccia, Associazione Nazionale Libera Caccia, Federcaccia) e il Cncn, il Comitato Nazionale Caccia e Natura, legato a sua volta alla Fondazione Una, all’interno della quale figurano anche produttori di armi e munizioni: “Le associazioni venatorie della Cabina di Regia – Italcaccia, Arcicaccia, Enalcaccia, Associazione Nazionale Libera Caccia, Federcaccia – saranno audite anche singolarmente e saranno ascoltate anche l’Associazione dei cacciatori italiani e l’Associazione cacciatori veneti”.

Armi, Coni e conflitti di ruolo

A destare particolare stupore è poi l’annuncio dell’audizione della Fidasc, la Federazione Italiana Discipline Armi Sportive da Caccia, parte del Coni. “Lascia molto perplessi che venga audita anche la Fidasc, federazione del Coni dedita ad attività con le armi. Ma la caccia non è stata posta ormai da molto tempo fuori dal Coni?”, si chiedono Zanella e De Cristofaro. Aggiungendo che la vicenda rivela “una parzialità e una strumentalità inammissibili per le istituzioni”, che tradiscono non solo un problema di metodo ma anche di rappresentanza. “Una mancanza di democrazia e di rispetto per tanti esponenti della società civile che sono dalla parte della natura e che rappresentano la stragrande maggioranza degli italiani”.

Un confronto sbilanciato

La sproporzione tra i soggetti ascoltati – e quelli ignorati – è al centro delle critiche. Finora, infatti, solo quattro sigle ambientaliste hanno avuto accesso alle audizioni, mentre il mondo venatorio può contare su un’agenda fitta, articolata e, secondo molti, ridondante. In diversi casi, le stesse sigle compaiono in forme diverse (direttamente, attraverso CNCN o tramite associazioni collegate), generando una moltiplicazione di rappresentanza che accentua lo squilibrio.

Per le forze politiche che si oppongono al ddl, è la prova di un impianto costruito “per escludere il dissenso e legittimare un’unica visione”, quella della caccia come strumento legittimo e intoccabile, indipendentemente dall’impatto su ecosistemi, fauna selvatica e opinione pubblica.

Il disegno di legge 1552, già definito “caccia selvaggia” da diversi osservatori, si candida dunque a diventare una miccia accesa nel dibattito pubblico. In gioco non c’è solo la disciplina venatoria, ma il rapporto tra politica, ambiente e rappresentanza democratica. Per i critici, si tratta di una controriforma nata male, con un processo poco trasparente e fortemente condizionato dagli interessi economici del comparto armiero e agricolo.

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