31 Luglio 2025
/ 28.07.2025

Caccia in deroga: ci risiamo

Liguria e Lombardia autorizzano la caccia in deroga a specie protette. Le associazioni ambientaliste: “Provvedimenti illegittimi e assurdi, intervenga il ministro”

Liguria e Lombardia hanno approvato due delibere regionali che autorizzano la caccia in deroga a decine di migliaia di uccelli selvatici appartenenti a specie protette. In Liguria si parla di 25.984 fringuelli e 11.058 storni, in Lombardia addirittura di 97.637 fringuelli e 41.552 storni. Numeri che per le associazioni ambientaliste rappresentano l’ennesimo schiaffo alla tutela della biodiversità e alle normative europee. CABS, ENPA, LAC, LAV, Legambiente, Lipu, LNDC Animal Protection e WWF hanno inviato una richiesta formale al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, chiedendo un intervento immediato per bloccare queste delibere.

Sono provvedimenti che – secondo le associazioni – violano apertamente la Direttiva Uccelli dell’Unione Europea, si basano su giustificazioni inconsistenti e servono solo a offrire “ulteriori occasioni di sparo” a una parte del mondo venatorio, con un evidente tornaconto politico-elettorale.

Tradizione? No, infrazione

I cacciatori potranno quindi sparare a migliaia di uccelli appartenenti a specie protette, appellandosi alla solita formula delle “tradizioni venatorie”. Ma questa scusa è già stata bocciata in sede europea: nella sentenza C-900/19, la Corte di Giustizia ha chiaramente stabilito che le tradizioni non giustificano una deroga alle tutele previste dalla normativa UE.

Le Regioni sostengono che la caccia in deroga possa addirittura produrre “benefici ambientali” e aiutare a contrastare lo spopolamento delle aree interne. Affermazioni che le associazioni bocciano senza mezzi termini: “Pretestuose e ridicole”, dicono, ricordando che nessuno studio serio ha mai dimostrato che qualche appostamento di caccia o uno sfalcio d’erba attorno a una postazione contribuisca davvero alla salvaguardia del territorio o a combattere l’erosione del suolo.

L’assurdo della Lombardia

In Lombardia, la pezza è peggio del buco. Per giustificare la propria delibera, la Regione ha citato il caso C-334/03 relativo alla Finlandia. Ma si trattava di tutt’altro: quella sentenza riguardava i periodi di caccia, non le specie cacciabili. E soprattutto si è conclusa con la condanna della Finlandia per violazione della Direttiva Uccelli. Insomma, citare una sconfitta come esempio virtuoso è il segno evidente della fragilità delle argomentazioni in campo.

Nel frattempo, però, la stagione venatoria si avvicina e le armi sono pronte. Il rischio concreto è che migliaia di uccelli protetti vengano abbattuti in barba alle normative europee e agli obblighi internazionali di conservazione della fauna selvatica.

Danni alla biodiversità e all’economia verde

Le associazioni mettono anche in guardia dalle ricadute più ampie di queste scelte: “Un turismo naturalistico di qualità, fatto di escursionisti e birdwatcher, viene scoraggiato dalla presenza massiccia di cacciatori armati nei boschi e nelle campagne”. In altre parole, i presunti benefici economici legati all’indotto venatorio rischiano di essere inferiori ai danni causati al turismo sostenibile e all’immagine delle aree interne.

Non è la prima volta che l’Italia rischia sanzioni europee per una gestione disinvolta delle deroghe venatorie. La Corte di Giustizia ha già condannato il nostro Paese in passato, e la situazione potrebbe ripetersi. Per questo, le associazioni hanno lanciato un appello urgente al ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, affinché blocchi i provvedimenti regionali prima che il danno diventi irreversibile.

In gioco non c’è solo la vita di decine di migliaia di fringuelli e storni. C’è la credibilità di un Paese che si è impegnato a rispettare gli accordi europei e a difendere la biodiversità. E c’è una visione di futuro: quella in cui la tutela della natura non è un fastidio da aggirare in nome del consenso elettorale, ma una priorità collettiva da difendere con fermezza.

CONDIVIDI

Continua a leggere