3 Maggio 2024
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Cronaca, Economia

Carburante in salita, geopolitica e non solo

20.04.2024

“Rally del petrolio”, la geopolitica continua a spingere i prezzi al distributore in alto. In Italia cresce del 5,5% rispetto agli altri Paesi, perché ogni litro di benzina include 1,071 euro di accise. Reale rischio che l’effetto domino influisca sull’inflazione già passata dal +0,8% di febbraio al +1,3% di marzo.

Chi in Italia è abituato a frequentare strade e autostrade se n’è accorto da tempo: i prezzi dei carburanti hanno ripreso a volare, tornando ai livelli visti nel secondo trimestre 2022 e nel corso della scorsa estate. Notevoli i rialzi per il diesel, ma è in particolare la benzina a incidere prepotentemente sulle tasche dei consumatori: lo dimostra il fatto che, in media, negli impianti self-service ha di nuovo superato quota 1,9 euro al litro, sfondando invece quota 2 euro nel servito. I numeri sono ufficiali, dato che provengono dall’Osservatorio prezzi del ministero delle Imprese e del Made in Italy. La domanda che è però lecito porsi è: perché succede questo?

Una prima risposta arriva dalla situazione internazionale, con l’inizio della primavera che ha presentato il cosiddetto “rally del petrolio” (periodo in cui il prezzo vede una spinta al rialzo sostenuta), a cui si è aggiunta anche la crescita delle quotazioni internazionali dei prodotti raffinati. Nel frattempo, però, questa situazione è cambiata, visto che il Brent è sceso sotto i 90 dollari. I prezzi dei carburanti in Italia, tuttavia, non accennano a calare. Anzi: continuano ad essere in crescita. E più che altrove.
In base agli stessi dati forniti dal Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, infatti, le medie nostrane sono più alte rispetto a quelle del resto d’Europa. Al già menzionato 1,9 euro al litro dell’Italia (raggiunto già nella settimana dal 1° al 7 aprile) fa, infatti, da contraltare un 1,801 euro/litro medio nel resto del Continente. Cifre che hanno fatto drizzare le antenne al Centro di Formazione e Ricerca sui Consumi (CRC), che ha evidenziato come nelle nostre strade i carburanti costino circa il 5,5% in più rispetto ai Paesi che ci circondano.

Altra questione da non sottovalutare è quella sulle tasse sul carburante, in Italia particolarmente pronunciate. Sempre il CRC sottolinea come ogni litro di benzina includa nel proprio costo 1,071 euro destinati alle fatidiche accise: si tratta del 56,4% del prezzo totale pagato alla pompa, circa 12-14 centesimi in più rispetto alla media d’Europa. Questo significa che, con gli attuali prezzi, lo Stato ogni mese guadagna quasi 3,2 miliardi dalla tassazione sui carburanti. E a insorgere sono anche le associazioni dei consumatori, a partire da Assoutenti, il cui presidente è Gabriele Melluso.
«Stiamo assistendo a una corsa dei prezzi sui carburanti, che rischia di farsi pesantemente sentire sulle tasche degli italiani – ha recentemente denunciato Melluso –. Perché in aggiunta all’aumento del costo di benzina e gasolio potrebbe verificarsi un effetto domino, con il pericolo di rincari a cascata anche sui prezzi della merce trasportata su gomma. Non dimentichiamoci che in Italia l’88% dei prodotti viene trasportato in questo modo, in particolare gli alimentari».
In allarme anche l’Unione Nazionale Consumatori, come si intuisce dalle parole del presidente Massimiliano Dona: «Le soglie dei prezzi dei carburanti rappresentano una vera stangata, e ne avremmo fatto volentieri a meno. Anche perché potrebbe fare ulteriormente crescere l’inflazione, che già è passata dal +0,8% di febbraio al +1,3% di marzo».

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