11 Dicembre 2025
/ 11.12.2025

Cavalli, basta con la macellazione

Presentata una proposta di legge che riconosce i cavalli come animali d’affezione, al pari di cani e gatti

Si può accarezzare un cavallo, cercare di capirne gli umori, emozionarsi per un galoppo improvviso e poi trovarsene una parte a tavola, servita in padella? Non c’è bisogno di fare un sondaggio per ipotizzare la risposta. Per la maggioranza degli italiani i due atteggiamenti sono incompatibili. E per molti il legame con i cavalli è un legame d’affetto, meno frequente – per ovvie ragioni dimensionali – di quello che lega milioni di persone a cani e gatti, ma simile.

A interpretare questo sentire è una proposta di legge presentata alla Camera che vieta la macellazione di tutti gli equidi, riconoscendoli come animali d’affezione. Il testo ha come prima firmataria la deputata Pd Eleonora Evi, ed è stato condiviso dalle colleghe di partito Patrizia Prestipino e Debora Serracchiani. La proposta contiene altre norme a difesa degli animali ma il centro è lì: nella rivisitazione del nostro rapporto con i cavalli.

Sostanzialmente una presa d’atto del tempo in cui viviamo. Un tempo carico di tensioni anche sociali, con una fascia sempre più ampia della popolazione respinta nell’area della povertà. Ma è una povertà di segno strutturalmente diverso da quella, lontana, in cui cacciare e macellare gli animali con cui si viveva per molti era pratica legata alla sopravvivenza. Oggi la sopravvivenza di chi ha un reddito insufficiente è minacciata dal cibo spazzatura: la carne di cavallo è più cara del costo medio di una bistecca di manzo. In queste condizioni ha ancora senso uccidere i cavalli per farli finire in tavola?

E quella etica non è l’unica motivazione che sostiene la legge. Secondo un’indagine condotta da Animal Equality Italia in un macello equino dell’Emilia Romagna, nella struttura venivano abbattuti ogni settimana decine di cavalli e asini in condizioni non conformi agli standard di benessere animale. Un materiale investigativo ora all’esame dell’autorità giudiziaria.

Inoltre c’è il problema della macellazione clandestina. Molti cavalli macellati irregolarmente provengono dal mondo ippico, magari avevano corso l’ultima gara pochi giorni prima di venire uccisi. E in questo caso c’è il rischio che le sostanze usate per mantenerli al massimo delle prestazioni (farmaci, terapie, trattamenti anti-infiammatori o dopanti) restino all’interno del loro corpo e finiscano dunque in tavola. Un rischio da non trascurare visto che in Italia l’uso di carne equina, sia pure in calo, resta significativo.

Il dibattito promette di essere acceso perché da un lato c’è chi vede nella macellazione un’attività ormai superata, incompatibile con il ruolo che i cavalli hanno assunto nella vita sociale contemporanea: non solo animali da lavoro o sport, ma compagni emotivi, protagonisti di terapie assistite, simboli di rispetto e cura. Dall’altro lato, esiste ancora un segmento produttivo che ruota attorno all’uso della carne equina.

Di certo c’è che il pendolo legislativo negli ultimi anni è oscillato verso una maggiore severità nei confronti del maltrattamento degli animali e verso una giurisprudenza sempre più orientata a riconoscere loro una tutela effettiva. In questo contesto, il divieto di macellazione dei cavalli rappresenterebbe un passo ulteriore e simbolicamente forte.

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