15 Aprile 2025
/ 11.04.2025

Cer: le rinnovabili possono combattere la povertà energetica

Le Cer, comunità energetiche rinnovabili, rappresentano un potente strumento di alfabetizzazione energetica e di redistribuzione della ricchezza energetica. Come ricorda Papa Francesco, “nessuno si salva e si salverà da solo, perché tutto è connesso e tutti siamo in relazione”

Le comunità energetiche? Sono per lo più sconosciute. Una conferma arriva da un’indagine dell’Ipsos secondo la quale, alla fine del 2024, solo il 12% degli italiani ha sentito parlare di comunità energetiche e solo il 48% ha compreso chiaramente la portata di questa originalissima novità, mirata ad ampliare la platea di attori territoriali chiamati a concorrere alla decarbonizzazione e alla dismissione del turbocapitalismo fossile. 

Le comunità energetiche rinnovabili sono aggregazioni volontarie di cittadini, parrocchie, università, centri di ricerca, realtà del terzo settore, Pubblica amministrazione e Piccole e medie imprese che decidono di sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda dell’ecologia integrale. In concreto, significa che tutti i soggetti pubblici e privati inscritti nel perimetro geografico della stessa cabina primaria decidono di cooperare nella produzione, nel consumo e nello scambio di energia pulita, per il soddisfacimento dei propri fabbisogni. 

L’obiettivo è intraprendere processi integrati che permettano di saldare la sostenibilità sociale con quella ambientale ed economica. Da questo punto di vista le comunità energetiche rappresentano un potente strumento di alfabetizzazione energetica e puntano a percorsi collettivi di partecipazione e redistribuzione della ricchezza. Va ricordato, infatti, che oggi, in assenza di un disaccoppiamento tra fossili e rinnovabili, le nostre esose bollette (con la povertà energetica in forte crescita) dipendono dal prezzo oscillante del gas che influenza pesantemente il mercato dell’energia che sarebbe molto più sopportabile se il prezzo fosse basato sulle performance sempre più positive delle rinnovabili. 

Investire sulle comunità energetiche, andando a mettere pannelli solari su tutte le coperture esistenti, non solo sarebbe giusto, ma anche conveniente. E il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, dopo il primo anno di sperimentazioni, si è accorto che le risorse del Pnrr (2,2 miliardi di euro, con contributi a fondo perduto fino al 40%) finalizzate alla nascita di comunità energetiche nelle aree interne e montane con popolazione inferiore ai 5 mila abitanti rischiavano di restare inutilizzate per la strutturale incapacità dei centri urbani più piccoli di gestire progettualità così articolate. Dunque non solo ha prorogato la trasmissione dei progetti a novembre 2025, ma ha anche ampliato la platea dei beneficiari elevando la soglia della popolazione fino a 30 mila per i Comuni interessati. 

Sebbene oggi siano diverse le esperienze “macroscopiche” che operano o tentano di operare nel perimetro della cosiddetta “area di mercato” per massimizzare la dimensione economica, sono e saranno ancora le esperienze “bottom up” quelle che faranno la differenza, quelle che terranno insieme prossimità, solidarietà e sostenibilità, nell’evidenza – come ricorda Papa Francesco – che “nessuno si salva e si salverà da solo, perché tutto è connesso e tutti siamo in relazione”.

Le prime progettualità portate avanti da Ecofuturo – come la Cer nata intorno al Monastero di Cellole della Comunità religiosa di Bose o la Cer a Vizzolo Predabissi realizzata dalla fornace Vizzolese con l’intento di fornire ai lavoratori fringe benefits green in chiave di welfare aziendale generativo – ma anche quelle realizzate o in corso di realizzazione con il supporto tecnico delle Esco e di tanti liberi professionisti testimoniano che un’altra Italia è possibile. E che l’innovazione può essere sinonimo di partecipazione e visione, ibridando tecnologie e antropologie, efficienza e speranza. 

Dalla Val d’Aosta alla Sicilia, dal Piemonte all’Emilia Romagna, dal Lazio alla Puglia, le iniziative promosse dai Comuni e dalle diocesi e dalle imprese e dalle realtà del terzo settore (molte delle quali indicate nella nuova mappa interattiva di Rse), in cui sempre più al fotovoltaico si associano altre fonti di approvvigionamento e sistemi di accumulo, descrivono bene il desiderio diffuso che l’energia rinnovabile rinsaldi la cooperazione corresponsabile e l’innovazione sostenibile.

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