27 Novembre 2025
/ 26.11.2025

Cer, non si placano le proteste per il taglio dei fondi

Mentre la Chiesa e le parrocchie si mobilitano per lo sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili, si moltiplicano le proteste per il drastico taglio dei fondi da parte del Governo

Le comunità energetiche rinnovabili sono uno strumento concreto per produrre energia pulita, abbassare le bollette e redistribuire valore sul territorio. Se poi a scendere in campo sono enti religiosi, parrocchie e diocesi, la partita si fa più ampia e sensibile, perché l’energia diventa anche coesione sociale, welfare di comunità, sostegno ai più fragili. È la direzione indicata dal convegno svoltosi a Roma al Palazzo della Cancelleria, promosso da Rs Cer – Rete Sicomoro Comunità Energetica Rinnovabile, con la presenza di istituzioni politiche, Chiesa, Gse, imprese e partner industriali.

Energia come servizio alla comunità

L’idea di fondo è semplice: permettere agli enti ecclesiastici di partecipare alle Cer, produrre e consumare energia rinnovabile e reinvestire gli incentivi in attività sociali. Il presidente di Rs Cer, Salvatore Di Palo, ha ricordato che chi partecipa a una comunità energetica può ricevere un incentivo pari al 45%. Secondo i calcoli della rete, un megawatt di potenza installata può generare circa sessantamila euro l’anno per vent’anni, risorse che per una piccola parrocchia possono diventare borse di studio, sport per i bambini che non potrebbero permetterselo, manutenzione di edifici spesso vecchi e costosi da gestire.

Da qui nasce anche “Adotta una Cer”: un progetto che unisce imprese energivore e realtà religiose o sociali dei territori, consentendo alle aziende di destinare la tariffa eccedentaria a un ente selezionato. In pratica, energia come meccanismo di welfare senza costi aggiuntivi per chi dona. È un ponte tra mondi lontani solo in apparenza: da un lato l’industria, dall’altro la comunità pastorale. Il messaggio è chiaro: la transizione è anche redistribuzione.

Una visione spirituale della sostenibilità

Dal palco arriva anche una lettura etica e teologica del tema. Monsignor Emilio Nappa richiama l’enciclica Laudato Si’, ricordando che l’energia può essere motore di disuguaglianza ma anche di comunità, se la finanza si fa economia reale, se il profitto torna a essere servizio. Il riferimento è quello della “casa comune”, l’oikos: un luogo da governare insieme, senza scarti né esclusi. Le Cer, su questo terreno, assumono una dimensione che va oltre l’efficienza energetica: diventano strumento di fraternità e di pace sociale.

Una linea condivisa anche da Enrico Albertini, direttore di Rs Cer, che definisce la comunità energetica un seme – piccolo ma potenzialmente fecondo – per un futuro più stabile e solidale. Il Governo, attraverso il sottosegretario agli Esteri Maria Tripodi, ribadisce interesse e apertura al confronto, indicando le Cer come una delle leve della transizione nazionale.

Ed è qui che arrivano i problemi. Perché, mentre il convegno punta a rafforzare la partecipazione degli enti religiosi, fuori cresce la protesta di chi denuncia il drastico taglio delle risorse destinate alle comunità energetiche all’interno dell’ultima revisione del Pnrr. I fondi sono scesi da 2,2 miliardi a circa 795 milioni: una riduzione di oltre il sessanta per cento. Una sforbiciata che – sostengono i critici – avrebbe messo in difficoltà Comuni, imprese e progettisti, con cantieri pronti a partire e ora sospesi nell’incertezza.

Per le comunità religiose, per i Comuni e per chi sta investendo in fotovoltaico condiviso, si apre una fase cruciale. O gli incentivi saranno stabilizzati e rifinanziati, oppure molte delle speranze viste al convegno rischiano di tradursi in progetti incompiuti.

A protestare è anche Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde, che parla di una “scelta irresponsabile” destinata a spegnere sul nascere progetti già avviati e capaci di produrre lavoro, innovazione e riduzione delle bollette. Bonelli definisce il taglio un colpo diretto alla sicurezza energetica del Paese e ai territori che stavano investendo nel fotovoltaico condiviso. Da qui l’intenzione di presentare un’interrogazione parlamentare e di chiedere il ripristino immediato dei fondi, perché – sostiene – fermare le Cer significa fermare il futuro possibile dell’energia pulita in Italia.

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