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Esteri

Ci vogliono cent’anni per volare alto?

09.05.2023

Henry Kissinger, prossimo al traguardo del secolo di vita, si è espresso sull’Ucraina, prevedendo la fine del conflitto entro fine anno con la mediazione della Cina.

Sullo scenario della politica internazionale si è riaffacciato il grande guru della diplomazia americana degli anni ’70. Prossimo al traguardo dei cento anni (li compirà il prossimo 27 maggio), Henry Kissinger, che fu consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di Stato durante le presidenze di Richard Nixon e Gerald Ford tra il 1969 e il 1977, è tornato a parlare dell’Ucraina e della sua visione delle prospettive di pace. Schietto e diretto come sempre, mezzo secolo dopo avere ricevuto il Premio Nobel per la Pace, Kissinger si è espresso chiaramente su una soluzione che veda la Cina mediare per la cessazione delle ostilità entro la fine dell’anno, dicendosi disponibile perfino a volare a Mosca per offrire saggi consigli a Putin.

Un anno fa, di questi tempi, lo stesso Kissinger ricordava di non avere lesinato in tempi passati critiche alle politiche di espansione a Est della Nato e previsto, per questo motivo, il rischio di un irrigidimento dei rapporti tra Alleanza Atlantica e Federazione russa. Tuttavia, all’inizio del 2023 l’ex segretario di Stato americano ha rivisto la sua posizione, ammettendo di avere valutato male lo scenario poi sfociato nel conflitto in atto con l’invasione russa dell’Ucraina e ammettendo che, ristabilita la pace, l’Ucraina abbia tutto il diritto di essere ammessa tra i Paesi dell’Alleanza. Molti analisti internazionali menzionano quella che viene definita tuttora la profezia di Kissinger sull’Ucraina e che fa riferimento a un articolo scritto nel marzo 2014 sul Washington Post, in cui suggeriva che l’Ucraina dovesse associarsi all’Unione Europa senza entrare a fare parte della Nato. Una posizione che sarebbe stata paragonabile a quella della Finlandia, la quale però ha deciso di chiedere l’adesione alla Nato proprio in risposta all’invasione russa dell’Ucraina.

Lecito chiedersi quanto possano influire le parole di uno stratega di lungo, lunghissimo corso della politica estera in una questione geopolitica tra le più delicate degli ultimi decenni. Un conflitto nel cuore dell’Europa che tutti avrebbero voluto evitare, ma che è rimasto contesa allo stato latente fino allo sfociare dell’invasione russa. Putin pensava di risolverla con una operazione lampo, ma non aveva fatto i conti con la reazione di Kiev e l’appoggio incondizionato dell’Europa e del mondo occidentale alla sovranità dell’Ucraina. Uno scacchiere che nemmeno il più navigato dei politici era stato capace di descrivere nella sua evoluzione. E, quantunque dovesse maturare la volontà di negoziare e si arrivasse alla fine del conflitto, chi penserebbe a ricucire i rapporti sulle linee di confine? Kissinger non ha fatto riferimento al paventato Piano Marshall (con riferimento a quello adottato dagli Alleati per la ripresa dell’Europa alla fine della Seconda guerra mondiale) per la ricostruzione dell’Ucraina. La Banca Mondiale ha stimato un intervento da 500 miliardi di dollari, che potrebbe raddoppiare tenuto conto dei tempi e della complessità degli interventi necessari a rimettere in piedi quanto distrutto.

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