26 Giugno 2025
/ 26.06.2025

Cisaf, il nuovo bazooka verde dell’Europa 

L’Unione Europea ha riscritto le regole degli aiuti di Stato per tenere in casa l’industria green

Bruxelles cambia passo sul fronte degli aiuti di Stato e lo fa con un nuovo strumento che punta dritto al cuore della transizione industriale: si chiama Cisaf – Clean Industrial Deal State Aid Framework – ed è il nuovo quadro europeo che sostituisce il “Temporary Crisis and Transition Framework” varato nel 2022 durante le turbolenze energetiche post-invasione russa. L’obiettivo è rendere più semplice e veloce il sostegno pubblico agli investimenti green, trattenere le aziende in Europa e spingere la decarbonizzazione su larga scala.

Cinque leve per cambiare rotta

Il Cisaf si muove lungo cinque direttrici. La prima riguarda le energie rinnovabili e i combustibili low-carbon: gli Stati potranno sostenere la realizzazione di nuovi impianti eolici, solari, di stoccaggio energetico e di produzione di idrogeno – anche nella versione “blu” oltre che verde. Almeno il 30% dei fondi destinati ai combustibili sintetici dovrà essere riservato ai progetti low-carbon, e le sovvenzioni potranno coprire l’intero investimento iniziale.

Poi c’è il capitolo delicato delle imprese energivore – acciaierie, cartiere, impianti chimici – che potranno beneficiare di sconti fino al 25% sulle bollette elettriche per tre anni. Ma non sarà un regalo a fondo perduto: le imprese dovranno reinvestire almeno la metà del beneficio ottenuto in interventi per l’efficienza energetica o per l’adozione di tecnologie più pulite.

La terza leva è pensata per il retrofit degli impianti esistenti, cioè l’ammodernamento di strutture già operative, rendendole compatibili con gli obiettivi di decarbonizzazione. La quarta, invece, mira a sostenere la produzione di tecnologie green in Europa: batterie, pompe di calore, pannelli solari, elettrolizzatori, tutti quei dispositivi che fanno parte della filiera strategica delineata nel Net-Zero Industry Act. E se un’azienda minaccia di spostarsi negli Stati Uniti o altrove per approfittare di incentivi più generosi, gli Stati membri potranno pareggiare l’offerta con sussidi ad hoc, i cosiddetti “contratti di rimpatrio”.

Infine, il Cisaf prevede anche strumenti per ridurre il rischio finanziario di progetti innovativi, attraverso partecipazioni pubbliche, garanzie o prestiti agevolati. È un modo per spingere avanti infrastrutture e tecnologie ancora in fase sperimentale, come la cattura del carbonio o la produzione di idrogeno a basso impatto.

Regole più flessibili per evitare la fuga di capitali

Il tetto massimo per ciascun progetto può arrivare fino a 200 milioni di euro, e gli strumenti disponibili vanno dalle sovvenzioni dirette ai crediti d’imposta, fino ai prestiti a condizioni favorevoli. In alternativa, i fondi potranno essere distribuiti tramite bandi competitivi, per garantire un uso più efficiente delle risorse. Il principio guida è chiaro: evitare che le imprese europee vengano attirate dai sussidi dell’Inflation Reduction Act statunitense o da pacchetti di aiuti più aggressivi provenienti dalla Cina.

Il nuovo quadro sarà in vigore fino alla fine del 2030, con l’intenzione di dare stabilità e certezza agli operatori economici. Bruxelles ha imparato che non si può rivedere tutto da capo a ogni scossone geopolitico o oscillazione del mercato del gas. Nei prossimi mesi è atteso anche un nuovo provvedimento, l’Industrial Decarbonisation Accelerator Act, per semplificare ulteriormente i permessi industriali e dare un’ulteriore spinta alla transizione.

Tra ambizione e ostacoli

Non mancano, però, le voci critiche. Le associazioni di categoria – come Eurometaux, che rappresenta i produttori di metalli – temono che l’aiuto europeo non sia ancora sufficiente a compensare i prezzi dell’energia, che restano troppo alti rispetto alla concorrenza internazionale. Il rischio è che, nonostante le nuove regole, molte aziende scelgano comunque di delocalizzare.

In ogni caso, il Cisaf rappresenta un cambio di mentalità: per anni l’Europa ha guardato con sospetto agli aiuti pubblici nazionali. Oggi, senza abbandonare la cornice comune, si apre a una maggiore flessibilità per difendere l’industria locale in un contesto globale sempre più competitivo.

Chi vuole riconvertire la propria produzione e restare competitivo deve approfittare adesso di questa finestra d’opportunità. Il treno degli incentivi sta passando, e rischia di non fermarsi due volte. In ballo non c’è solo la neutralità climatica, ma la stessa sovranità industriale dell’Unione.

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