Le strade delle città possono essere spazi sicuri e vivibili oppure ostili e inquinati. A ricordarlo, in questi giorni, sono migliaia di bambine e bambini che, fino alla fine di maggio, stanno scendendo in strada in tutta Europa per chiedere città a misura di infanzia. L’occasione è la mobilitazione “Streets for Kids”, promossa dalla Clean Cities Campaign, una coalizione di oltre 60 organizzazioni europee che punta a una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030. In Italia sono previste oltre cento manifestazioni, con girotondi, biciclettate e feste davanti alle scuole per reclamare strade più sicure, meno traffico e aria pulita.
Nel cuore della campagna, c’è la convinzione che ridisegnare lo spazio urbano per i più piccoli significhi renderlo migliore per tutti. Per questo Clean Cities ha pubblicato una classifica delle 36 città europee più avanzate in termini di mobilità infantile, basata su tre indicatori: numero di strade scolastiche, presenza di piste ciclabili protette e adozione del limite dei 30 km/h nelle aree urbane.
Parigi guida
Il primo posto in classifica va a Parigi, grazie alla sua rete estesa di piste ciclabili separate, all’ampia adozione dei limiti di velocità e alla diffusione di zone a traffico limitato vicino alle scuole. Seguono città come Amsterdam, Anversa, Bruxelles, Lione e Helsinki: un mix tra capitali storicamente attente alla mobilità sostenibile e centri urbani che hanno compiuto progressi rapidi negli ultimi anni. Londra, per esempio, è prima per numero di strade scolastiche: ben 525.
E l’Italia? Nessuna città italiana entra nella top 10. La migliore è Bologna, 16ª, seguita da Milano (23ª) e Torino (24ª). Roma e Firenze sono più indietro, rispettivamente al 32° e 29° posto. Eppure, un dato incoraggiante arriva proprio dalle “strade scolastiche”: Milano è seconda in Europa, Torino quarta e Bologna undicesima. Se si considerano solo le pedonalizzazioni permanenti, le città italiane reggono bene il confronto: Milano, Roma, Torino e Bologna sono nella top 10.
Ciclabilità e sicurezza: il tallone d’Achille italiano
I problemi maggiori emergono su due fronti: le infrastrutture ciclabili e la moderazione del traffico. In Italia mancano reti ciclabili sicure e continue. Roma è tra le ultime tre città in Europa per presenza di piste ciclabili protette, mentre Milano, Firenze, Bologna e Torino si collocano in una fascia medio-bassa.
Non va meglio per i limiti di velocità. Bologna è l’unica grande città italiana ad aver adottato diffusamente il limite dei 30 km/h, ma nel complesso le performance italiane restano modeste: Milano è al 30° posto su 36, Roma al 33°. Eppure, ridurre la velocità in città significa tagliare incidenti, smog e rumore, e incentivare la mobilità attiva.
Il ruolo decisivo dei cittadini
Se le amministrazioni arrancano, spesso è la spinta dal basso a fare la differenza. La campagna “Streets for Kids” lo dimostra: in molte città, sono stati gruppi di genitori, insegnanti e attivisti a stimolare le politiche pubbliche. Milano è un caso emblematico: con il programma “Piazze aperte” ha già realizzato 14 pedonalizzazioni scolastiche, con altre cinque in arrivo nel 2025. Le 23 “strade car free” negli orari di entrata e uscita da scuola sono il frutto di una mobilitazione costante e capillare.
Anche a Roma qualcosa si muove. Sono 15 le strade scolastiche pedonali già attive, più 5 temporanee. Il sindaco Gualtieri si è impegnato pubblicamente a realizzarne molte di più, ma le difficoltà di bilancio restano un ostacolo.
Città per bambini, città per tutti
Ogni giorno, in Europa, un bambino muore in un incidente stradale, e altri diciotto restano gravemente feriti. Senza contare i bambini e gli adolescenti che muoiono prematuramente ogni anno a causa dell’inquinamento atmosferico. Al tempo stesso, la crescita del traffico ha ridotto drasticamente l’autonomia dei più piccoli, alimentando un’“epidemia di inattività” che colpisce soprattutto le bambine.
In questo contesto, le strade scolastiche non sono solo un tema di sicurezza: rappresentano una scelta politica, urbana e culturale. Dove si chiudono le strade alle auto si aprono spazi di socialità, di gioco e di salute pubblica. L’esperienza europea insegna che è possibile. Ora tocca anche all’Italia fare un salto di qualità.