Una piccola isola indonesiana minacciata dall’innalzamento del mare e uno dei più grandi gruppi del cemento al mondo. In mezzo, una decisione giudiziaria che potrebbe segnare un precedente importante nel contenzioso climatico europeo. Un tribunale svizzero ha infatti accettato di esaminare una causa per danni climatici intentata da alcuni residenti dell’isola di Pari contro Holcim, multinazionale con sede in Svizzera considerata dagli ambientalisti uno dei maggiori emettitori di anidride carbonica.
Appena 42 ettari
Il procedimento nasce nel 2023, quando quattro abitanti dell’isola, nel Mar di Giava, hanno deciso di portare il caso davanti alla giustizia elvetica, sostenuti da organizzazioni non governative attive sul fronte dei diritti umani e ambientali. Pari è un territorio minuscolo, appena 42 ettari, ma per i suoi abitanti rappresenta tutto. Negli ultimi anni le inondazioni di acqua salata sono diventate più frequenti e più violente, danneggiando le case, compromettendo le coltivazioni e mettendo a rischio i mezzi di sussistenza. Secondo le stime, una parte consistente dell’isola potrebbe essere sommersa entro il 2050 e già oggi una quota significativa della sua superficie, denunciano gli abitanti, è compromessa.
I ricorrenti chiedono che Holcim contribuisca a risarcire i danni già subiti, finanzi le opere di protezione contro le inondazioni e riduca in modo rapido le proprie emissioni di CO₂. La multinazionale, dal canto suo, respinge l’impostazione della causa e sostiene che la definizione dei limiti alle emissioni debba restare una competenza dei legislatori, non dei tribunali civili. Una linea difensiva che però non ha convinto i giudici, secondo cui l’intervento della magistratura può affiancare e rafforzare le politiche pubbliche quando sono in gioco diritti fondamentali.
L’8% delle emissioni di CO₂
Il caso si inserisce in un contesto internazionale sempre più acceso, in cui le comunità colpite dagli effetti della crisi climatica cercano giustizia nei tribunali. Finora i principali bersagli sono state le compagnie petrolifere, ma l’attenzione si sta allargando ad altri settori industriali ad alto impatto ambientale. Quello del cemento è uno dei più rilevanti: la produzione globale è responsabile di circa l’8% delle emissioni di CO₂, una quota superiore a quella dell’intero traffico aereo. Le emissioni derivano sia dall’uso di combustibili fossili nei forni ad altissima temperatura sia dalla reazione chimica necessaria per trasformare il calcare in clinker.
Holcim non opera più direttamente in Indonesia dal 2019, ma – sostengono i ricorrenti – questo non cancella la responsabilità storica del gruppo nell’aumento delle temperature globali e, di conseguenza, nell’innalzamento del livello del mare. Proprio questo nesso tra attività industriale, emissioni e danni locali è il cuore della battaglia legale.
Se il procedimento dovesse arrivare a una decisione di merito, l’impatto potrebbe andare ben oltre l’isola di Pari. Una sentenza favorevole aprirebbe la strada a nuove cause contro grandi aziende industriali, rafforzando l’idea che la crisi climatica non sia solo una questione politica o ambientale, ma anche un tema di responsabilità giuridica. È una tesi che si sta progressivamente rafforzando e che da qualche anno trova spazio anche nei tribunali.
