28.01.2025
Colpo di judo cinese, l’AI a bassi consumi energetici affonda la Silicon Valley
Forse è presto per un giudizio sull’intelligenza artificiale made in Cina, bisognerà vedere l’evoluzione del mercato. Però qualche osservazione va fatta il giorno in cui i titoli dell’AI Usa sono crollati dopo l’annuncio che il chatbot di una piccola e sconosciuta startup cinese, Deepseek, è diventato il più scaricato, superando ChatGPT sull’App Store di Apple negli Stati Uniti. È stato un terremoto per i mercati finanziari: molti oggi ricordano lo Sputnik Moment, lo choc degli Stati Uniti quando, nel 1957, l’Unione Sovietica mise in orbita il primo satellite mandando in frantumi la certezza della superiorità tecnologica Usa nello spazio.
Quello che ha sorpreso è stato il sovvertimento dei parametri della gara in corso. La Silicon Valley, nell’inedita assonanza con lo stile trumpiano, ha adottato un approccio muscolare basato sulla moltiplicazione dell’energia in gioco. Uno schema antico: aumentare la quantità per vincere. Sistemi di elaborazione sempre più potenti, consumi di energia sempre più alti e fonti concentrate per soddisfare una domanda di energia che cresce in maniera esponenziale.
La risposta cinese è stata un colpo di judo: la forza della ricerca è stata orientata in un’altra direzione e cioè nel miglioramento delle prestazioni per unità di energia impiegata. Il risultato è uno strumento che è costato una piccola frazione di quello che hanno speso i big della Silicon Valley e che consuma una quantità di energia molto inferiore.
Deepseek è una rivoluzione che potrebbe cambiare le regole del gioco non solo per l’intelligenza artificiale ma anche per il sistema energetico e infatti ieri anche alcuni titoli energetici hanno subito l’impatto del chatbot cinese open source. In particolare in discussione sono le prospettive del nucleare, una tecnologia non è mai riuscita a decollare nonostante robuste iniezioni di denaro pubblico. Nei primi anni 2000, il nucleare contribuiva per circa il 17% alla produzione elettrica globale, oggi si attesta intorno al 10% perché le energie rinnovabili, come il solare e l’eolico, sono cresciute a ritmi molto più rapidi. E i tre episodi di fusione del nocciolo (Three Mile Island nel 1979 con fusione parziale, Chernobyl nel 1986 e Fukushima nel 2011), il tipo più grave di incidente nelle centrali nucleari, rivelano che un evento le cui probabilità erano considerate trascurabili dai manuali di riferimento dell’industria nucleare costituisce invece un pericolo reale.
L’enorme richiesta dell’AI made in Usa aveva rilanciato le speranze nucleari. Ma ora la mossa cinese dimostra che in campo energetico non occorre fare il gioco della torre, non occorre scegliere tra la sicurezza e i bisogni da soddisfare. Si possono avere tutti e due. E questa è la buona notizia di oggi. La cattiva notizia è che, al momento, questa offerta viene da una sola fonte, quella cinese, e fornisce un prodotto che a quanto sembra funziona molto bene, ma a 360 gradi? L’AI di Pechino è pronta a fornirci informazioni su piazza Tienanmen o sull’invasione cinese del Tibet?
Dunque la buona notizia per domani potrebbe essere questa: l’Europa può tornare in campo perché una rivoluzione tecnologica digitale che richiede consumi di energia più ridotti è nelle sue corde. E l’Italia ha dimostrato che in questo campo potrebbe svolgere un ruolo: ha sviluppato igenius, un’azienda focalizzata sull’intelligenza artificiale, un unicorno (la società ha superato quota un miliardo di euro) che nel dicembre scorso ha annunciato un’iniziativa nel Sud Italia, scelto per l’abbondanza di energia rinnovabile. In collaborazione con Nvidia, sarà sviluppato uno dei più potenti supercomputer al mondo, chiamato Colosseum, dotato di chip all’avanguardia progettati per applicazioni avanzate di intelligenza artificiale: capacità di calcolo molto più alta, consumi energetici molto più bassi. La partita è ancora aperta. A patto di avere una squadra compatta da mettere in campo.